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Ampliamento cava Rie Lunghe Domani prima udienza al Tar

La frana  di Alcenago, i residenti della zona temono nuovi eventi franosi
La frana di Alcenago, i residenti della zona temono nuovi eventi franosi
La frana  di Alcenago, i residenti della zona temono nuovi eventi franosi
La frana di Alcenago, i residenti della zona temono nuovi eventi franosi

L’autorizzazione concessa dalla Regione alla Micromarmo Granulati srl a «coltivare in ampliamento la cava di calcare chiamata Rie Lunghe» è finita nel mirino di quattordici residenti nella zona di Alcenago e Legambiente. Una volta conosciuta la decisione dell’amministrazione guidata da Luca Zaia, i ricorrenti hanno bussato alla porta del Tar per chiedere di sospendere l’esecuzione del provvedimento, firmato dal direttore dell’Area tutela della Regione il 12 luglio scorso. Il 4 marzo, invece, era arrivato sempre da Venezia il parere favorevole di compatibilità ambientale dell’intervento con il voto della Via. E così domani la vicenda lunga oramai più di 12 anni, legata alle sorti dell’area franata in due occasioni tra il 24 settembre 2011 e il 23 ottobre 2013 nel Comune di Grezzana, torna all’esame dei giudici del Tar. Il 15 novembre scorso in tribunale a Verona, c’è stata la sentenza di condanna in primo grado a tre anni per due ex amministratori della società di Grezzana per avere per colpa provocato il crollo di un’area di 24.700 metri quadri nelle località Sengie e Coda di Alcenago. E ora spunta questa nuova tegola legale, giocata in punta di fioretto zigzagando tra le contorte norme del diritto amministrativo. I ricorrenti hanno chiamato in causa oltre che la Regione Veneto tra gli altri, la «Micromarmo Granulati srl», il Comune di Grezzana che però, non si è costituito in giudizio. Sono stati chiamati a rispondere dell’autorizzazione concessa dalla Regione anche la Provincia di Verona, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente e il Ministero della cultura. Il ricorso La preoccupazione prioritaria dei ricorrenti, assistiti dall’avvocato Daniele Giacomazzi, è che ci possano essere «nuovi eventi franosi dopo quelli verificatisi fino a nove anni fa». Una circostanza che integra così il presupposto del periculum in mora, indispensabile per ottenere la sospensione dell’efficacia del provvedimento regionale. La zona di ampliamento, riporta la memoria dei ricorrenti, si trova tra due aree di frana ed «è sottostante alla Provinciale 12/A e fa parte della cava, oggetto dei gravi crolli». Nel loro ricorso, viene sottolineato come la relazione del professore Nicola Casagli, consulente del pm Paolo Sachar nel processo penale, aveva sottolineato che «i fenomeni in dissesto in sotterraneo sono in continua e progressiva evoluzione rispondono ad un meccanismo caratterizzato da effetto domino». E proprio questo rischio è «in grado di manifestarsi anche con effetto dilazionato nel tempo rispetto alla causa perturbatoria». Messa in sicurezza Una delle obiezioni mosse dai ricorrenti alla Regione riguarda le opere di messa in sicurezza della cava Rie Lunghe: «I termini per l’esecuzione degli interventi», riporta il ricorso, «sono stati dapprima illegittimamente prorogati per poi esser degradati a mera prescrizione». Si tratta di una scelta duramente criticata da chi vive in quella zona perchè «il progetto di ampliamento è stato valutato e autorizzato senza che il sito sia stato messo in sicurezza», sostengono i ricorrenti. Iter lungo dodici anni Era il 25 gennaio 2010 quando la società Micromarmo Granulati srl ha chiesto di ampliare i lavori nel sottosuolo nella zona sopra Grezzana. Quel giorno aveva presentato la domanda per avviare la procedura Via, la Valutazione d’impatto ambientale. Solo cinque mesi dopo, la stessa società di Lugo di Grezzana ha chiesto di sospendere il procedimento. Lo stesso copione si è ripetuto sia nel dicembre del 2013 che tra l’aprile e il gennaio del 2015. Ed è stato riattivato a fine 2020. Anche questo lunghissimo iter è tema di contestazione nel ricorso: «Il parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione regionale», riporta l’istanza dell’avvocato Giacomazzi, «si fonda su studi e relazioni tecniche di ben 9 anni fa e ciò che è peggio è che sono precedenti ai gravi fenomeni di dissesto geologico che hanno interessato l’area di cava di cui Micromarmo ha richiesto l’autorizzazione all’ampliamento». L’Arena ha interpellato il legale della Micromarmo Granulati che, però, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. •.

Giampaolo Chavan

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