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CAPRINO

Visita inattesa di Vittorio Sgarbi al gruppo scultoreo «Compianto sul Cristo Morto»

Vittorio Sgarbi durante la visita al Compianto sul Cristo Morto
Vittorio Sgarbi durante la visita al Compianto sul Cristo Morto
Vittorio Sgarbi durante la visita al Compianto sul Cristo Morto
Vittorio Sgarbi durante la visita al Compianto sul Cristo Morto

Inatteso tributo del professor Vittorio Sgarbi al Compianto sul Cristo Morto. Il noto storico dell'arte nei giorni scorsi ha raggiunto Caprino per vedere il gruppo scultoreo custodito al Museo civico di Villa Carlotti.

 

«Il Compianto sul Cristo Morto, attribuito al Maestro di Sant’Anastasia, è un’opera fondamentale, potente. L’avevo visto nel 1978, quando era nella chiesa del Santo Sepolcro del cimitero ed io ero ispettore alla Soprintendenza ai Beni storici e artistici del Veneto. Allora il Compianto era sporco, scuro, ma emanava una potenza unica, che imponeva soggezione e riverenza. Nei giorni scorsi ero a Lazise ed ho desiderato rivederlo», fa sapere.

 

«Così», prosegue Sgarbi, «sono andato a Caprino e ho visitato questo magistrale gruppo scultoreo trecentesco. Ho apprezzato l’allestimento. Dal punto di vista della scenografia la luce è buona, lascia percepire la drammaticità che questo artista, coetaneo di Giotto, ha voluto e saputo esprimere. L’opera trasmette, attraverso il volto del Cristo, il suo dolore a chi sta osservando e ai personaggi che lo circondano. È appunto un “com-pianto”, un “dolore insieme”. Intorno a lui, piangono la Vergine, le pie donne, San Giovanni Evangelista, Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Tutti sono partecipi di questa passione. Essere stato a Caprino è stata una bella esperienza… un dolore che mi ha reso felice». Così, anche sdrammatizzando, Vittorio Sgarbi definisce «la bella esperienza a Caprino», quando, il 20 novembre, è stato al Museo civico di Villa Carlotti per visitare il gruppo scultoreo e ha incontrato il sindaco Paola Arduini, altri amministratori e il presidente del Comitato Biblioteca Museo Franco Zeni.

 

L'opera era tornata a Caprino il 9 giugno, dopo un restauro durato otto anni all’Opificio delle Pietre dure di Firenze ed è stata inaugurata il 31 ottobre con un convegno. Ora il gruppo scultoreo è in una saletta arredata con una teca color grigio antracite e un’ illuminazione che vuole valorizzare l'espressività e le linee del Cristo e delle figure del gruppo. Vi si accede seguendo un percorso preparatorio autoguidato che, attraverso nozioni storico-artistiche, introduce prima che ciascuno si immerga emotivamente nella sua visione struggente.

 

La conservazione è garantita dal costante monitoraggio dei valori igrometrici della stanza, che devono essere tra il 68 e il 73 per cento di umidità per garantire un’idonea condizione ambientale. Sgarbi, vedendo l’opera, ha ricordato la precedente visita fatta a Caprino anche perché a Verona c'era una sede operativa della Soprintendenza ai Beni storici e artistici del Veneto e lui, almeno un giorno la settimana, si dedicava a visite in provincia. Il 20 novembre ha nuovamente notato la forza espressiva dell’insieme.

 

Quanto alla visita di Sgarbi, Zeni ha detto: «La partecipazione di ospiti illustri è per la nostra realtà motivo di vanto. Il nostro impegno continua ad essere legato alla divulgazione della cultura e siamo orgogliosi delle attenzioni che il Compianto sta riscuotendo». Ha aggiunto il consigliere comunale alla Biblioteca Museo Luca Sartori: «La visita di un esperto del calibro di Vittorio Sgarbi sottolinea e conferma la straordinarietà di questo capolavoro dall'inestimabile valore storico, artistico e culturale che, oltre i confini secolari del tempo, continua a incantare e a emozionare».

 

Il sindaco ha concluso: «Il Compianto rappresenta un punto chiave nella Storia dell'arte internazionale. La sua collocazione a Caprino è per noi un prestigio, un tesoro che intendiamo far conoscere al pubblico più ampio e speriamo attiri qui visitatori da tutto il mondo». Lo si può ammirare il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17. Ingresso libero con obbligo di green pass. 

Barbara Bertasi

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