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CAVAION

Via la sbarra dalla strada Ora si può arrivare alla lapide

Il Comune ha vinto il ricorso contro privati e così la gente può raggiungere il monumento dedicato alla strage del '45
La sbarra messa a chiudere l'accesso alla stradina che porta al sito archeologico e alla lapide
La sbarra messa a chiudere l'accesso alla stradina che porta al sito archeologico e alla lapide
La sbarra messa a chiudere l'accesso alla stradina che porta al sito archeologico e alla lapide
La sbarra messa a chiudere l'accesso alla stradina che porta al sito archeologico e alla lapide

Via la sbarra di ferro chiusa a chiave sulla strada di campagna che da Incaffi porta all'area archeologica «Bastia di San Michele» e alla lapide nel luogo in cui quattro soldati furono fucilati il 27 marzo 1945, data che dà anche il nome alla via che dalla chiesa parrocchiale di Cavaion conduce proprio verso Incaffi.
Ogni anno, e anche lo scorso 27 marzo, la ricorrenza viene celebrata con una commemorazione religiosa.
Il Comune di Cavaion ha vinto in marzo il ricorso legale contro due privati, legati al fondo agricolo nella zona della stradina, che nel 2009 l'avevano chiusa con sbarra e lucchetto, impedendo non solo il transito dei mezzi, ma anche quello dei pedoni. Ai lati della sbarra, infatti, una recinzione rendeva inaccessibile l'intero campo.
Ora, dopo il pronunciamento del giudice a favore dell'ente locale, i privati devono rimuovere lo sbarramento di metallo a proprie spese, permettendo così di nuovo il libero accesso a residenti o turisti per una passeggiata naturalistica e culturale o un itinerario della memoria legato al drammatico episodio avvenuto sul finire della seconda guerra mondiale.
«È una grande vittoria», commenta il sindaco Lorenzo Sartori, «il giudice ha riconosciuto un diritto al Comune e a tutti i cittadini di raggiungere la Bastia San Michele e la lapide dei ragazzi fucilati. Un diritto che era stato ingiustamente negato da un'azione di privati, che avevano agito senza chiedere nulla a nessuno».
La stradina di collegamento ricade nel territorio di Affi, ma conduce appunto all'area archeologica cavaionese, al monumento e anche alla stazione dell'acquedotto che serve il paese. Infatti, il Comune di Cavaion ne ha acquisito da parecchio tempo il diritto di passaggio.
Cinque anni fa anche il sindaco di Affi Roberto Bonometti condannò l'iniziativa privata e in questi anni ha tentato di convincere i diretti interessati a fare marcia indietro, togliere la sbarra e riaprire il passaggio.
L'amministrazione comunale cavaionese guidata da Sartori, invece, non ebbe dubbi ad avviare una pratica legale per fare in modo di fugare ogni dubbio di legittimità e far rimuovere un ostacolo ritenuto ingiusto e ingiustificato.
La vittoria del Comune e la riapertura della via di accesso alla Bastia viene applaudita dallo storico di Sega Rino Pio Accordini, che dell'eccidio dei quattro soldati ha ricostruito la storia nel libro «I quattro fucilati di Cavaion Veronese».
«Erano giovani soldati lombardi che disertarono dalla Repubblica di Salò e furono condannati a morte», spiega, «proprio mentre il fascismo stava finendo e appena un mese prima della resa dei tedeschi in Italia, il 29 aprile 1945».
Accordini si era adoperato tanti anni fa per il posizionamento della lapide ricordo sul luogo del tragico avvenimento e nel 2009 aveva protestato per la chiusura dell'accesso. «Meno male che il Comune ha avuto la meglio sul ferreo bavaglio», commenta, «la storia è un patrimonio di tutti e non è tollerabile che venga impedito alla gente un percorso di memoria, oltre che culturale e archeologico».
Lo storico sottolinea che parecchie persone, in questi anni, provenienti dalla Lombardia e arrivate in pullman a Cavaion, nonché varie associazioni veronesi, hanno tentato una visita alla lapide senza riuscirvi.
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Camilla Madinelli

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