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Veneto in black list, tedeschi in fuga

Il Covid sta facendo allontanare molti turisti dalle rive del lago
Il Covid sta facendo allontanare molti turisti dalle rive del lago
Il Covid sta facendo allontanare molti turisti dalle rive del lago
Il Covid sta facendo allontanare molti turisti dalle rive del lago

Ligi al diktat giunto dalla madre patria i tedeschi hanno abbandonato in un amen il Lago di Garda. La Germania ha inserito giovedì scorso il Veneto nella lista nera delle regioni «ad alto rischio», insieme a tutto il Nord Italia, e le conseguenze sono state immediate. Disdette lampo e partenza dalla mattina alla sera per evitare l’obbligo, una volta tornati in Patria, di restare in isolamento domiciliare. Al Solho Hotel, una coppia di tedeschi arrivata nel primo pomeriggio di giovedì, e in prenotazione fino a domenica, la sera stessa ha comunicato di essere costretta a ripartire il giorno dopo. L'unico modo per evitare la quarantena, ad inizio settimana dovevano riprendere il lavoro, era il rientro a casa prima dello scoccare della mezzanotte di venerdì. Una situazione comune in tutte le strutture, non molte a dir il vero, ancora aperte sulla Riviera degli Olivi. E, per più di un albergo, il motivo d’anticipare la chiusura. «Domani (oggi per chi legge ndr) sarà l’ultimo giorno d’attività», afferma Claudio Manetti titolare del Color Hotel, quattro stelle di Bardolino e presidente della locale associazione albergatori. «Avevamo programmato di proseguire fino al primo novembre ma appena si è palesata la decisione della Germania di mettere il Veneto nella «black-list» sono subito fioccate disdette e partenze anticipate. D’altronde avevano due settimane di vacanza» spiega Manetti attento però a sottolineare che la vera mazzata per il comparto è arrivata dagli italiani. «Si è cominciato a dire che si chiudevano i locali, è iniziato il coprifuoco e tutto questo non invoglia la gente a partire». Anche all’Aqualux, centro termale sempre di Bardolino, confermano il fuggi e fuggi generale dei vacanzieri teutonici e lo storno delle prenotazioni. A pesare rimane l’incertezza sul futuro. «L’intenzione è di rimanere comunque aperti ma occorre capire quali saranno i prossimi provvedimenti governativi. Una chiusura tra regione o un semplice divieto d’utilizzo di piscine e centro estetici ci costringerebbe a rivedere il tutto», affermano dalla reception dell’Aqualux. Salendo a Malcesine il discorso non cambia. «C’è stato uno storno generale delle prenotazione e più di una struttura ha deciso di chiudere», spiega Marco Treccani presidente della locale associazione e titolare dell’Hotel Al Castello. «D’altronde la maggior parte dei nostri associati per tutelare i clienti dà loro la possibilità di disdetta, fino a due giorni prima dell’arrivo, senza far perdere la caparra. Tranne due-tre alberghi ormai sono tutti chiusi», conclude Treccani. Scendendo a Peschiera anche all’Hotel “Al Fiore” di Claudia Speri, presidente dell’associazione albergatori arilicense, si sono materializzate d’incanto le disdette il giorno prima per quello successivo. «Rimane da capire se ci saranno le condizioni per aprire nel mese delle festività natalizie», sospira Speri. Stesso dilemma che avanza Mirko Lorenzini dello storico albergo Gardesana di Torri del Benaco. «Quando ho riaperto a luglio mi ero posto l’obiettivo dei 100 giorni lavorativi. Ci siamo riusciti e con buoni risultati. Domani (oggi ndr) chiudiamo ma i dipendenti rimarranno assunti fino all’ultimo giorno del mese. In questo modo potranno beneficiare della Naspi fino a dicembre. E per noi l’apertura a cavallo tra dicembre-gennaio va anche nell’ottica di dare occupazione a qualcuno dei nostri collaboratori, in modo che possano incamerare 53 giorni lavorativi e allungare il loro periodo di disoccupazione. Non nascondo che sono veramente preoccupato sui redditi dei nostri collaboratori che sono la nostra ricchezza. Si muore per malattia ma ci si ammala anche per mancanza di lavoro». Chapeu. •

Stefano Joppi

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