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Il coordinatore della sezione Tuffi della Bentegodi

Tuffo dal castello di Malcesine, Giacometti: «Quel ragazzo è un miracolato»

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La scogliera del castello di Malcesine
La scogliera del castello di Malcesine
La scogliera del castello di Malcesine
La scogliera del castello di Malcesine

«Quel ragazzo può ritenersi un autentico miracolato. Quella bravata poteva costargli la vita». Riccardo Giacometti, coordinatore e allenatore della sezione Tuffi della Fondazione Bentegodi Verona, commenta così ciò che è accaduto al diciannovenne svizzero che sabato pomeriggio ha pensato bene di tuffarsi nel lago dal balcone del castello scaligero di Malcesine da un'altezza di 25 metri, sebbene sia vietato e la zona interdetta e transennata, riportando traumi al torace e alla schiena.

 

Per questo il ragazzo è stato trasportato all'ospedale di Borgo Trento in codice rosso dall'elisoccorso che è atterrato nell'area di Paina, distante poche centinaia di metri dal punto dove si è verificato l'incidente. «Si è trattato di un gesto scellerato», insiste Giacometti. «Purtroppo su questa disciplina olimpica c'è un'enorme ignoranza di fondo. La gente pensa che i tuffi siano solo divertimento e improvvisano. In realtà serve grande preparazione e da altezze così importanti possono farlo in sicurezza solo professionisti ed esperti», spiega Giacometti, campione italiano negli anni Ottanta, quando è stato nella nazionale giovanile e vincitore dei campionati del mondo Master a Montreal nel 2014 e a Budapest nel 2017.

«Spesso non si calcola il devastante impatto con l'acqua, la profondità, la presenza in loco di scogli o altri ostacoli nelle vicinanze e altri aspetti fondamentali. Tuffarsi da 25 metri significa entrare in acqua ad una velocità di 120 chilometri orari», sottolinea l'allenatore della Bentegodi. «Ma già da 10 metri la velocità può arrivare ai 90 chilometri orari. È come impattare con l'asfalto. Se si entra male, di schiena o di pancia, le conseguenze possono essere mortali. Ci possono essere lesioni ai polmoni, si può andare in asfissia e non respirare più», avverte Giacometti. «Non si può improvvisare in determinati sport o attività estreme come queste. La leggerezza con cui si prendono certe decisioni è imbarazzante. Ovviamente spiace per il ragazzo ma certi episodi generano anche tanta rabbia».

 

Anche Davide Lorenzini, tuffatore veronese che ha partecipato tra l'altro alle Olimpiadi di Barcellona 1992 e Atlanta 1996, conferma: «Per certe altezze serve grande preparazione. Il giovane è stato un incosciente. È molto fortunato se non avrà conseguenze». Lorenzini in passato tra l'altro ha partecipato ad una competizione internazionale organizzata da Red Bull con scenario proprio il castello di Malcesine. «Per tuffarsi da certe altezze, specie se oltre i 15 metri, serve molta preparazione. L'acqua all'impatto è come fosse asfalto». Sul tuffo spericolato del ragazzo svizzero esiste anche un video, che si aggiunge a quelli presenti sul web in cui si vedono ragazzi posizionarsi sopra al balcone, gettarsi nel vuoto ed entrare a grande velocità in acqua.

Ma secondo il sindaco di Malcesine, Giuseppe Lombardi, «è quasi impossibile si siano tuffati dal balcone. Dall'ingresso del castello non è entrato. Con ogni probabilità si è tuffato da un punto più basso, raggiunto dall'esterno». Oltre al balcone, sotto al castello situato sulle rocce a picco sul lago, ci sono altri punti, meno alti – da circa cinque fino ad una quindicina di metri – ma comunque pericolosi, da dove c'è chi decide di tuffarsi. A volte con conseguenze come quelle di sabato. Nel frattempo i carabinieri di Malcesine proseguono nelle indagini per chiarire con esattezza la dinamica dell'incidente. Nonostante l'accesso all'area del balcone, in fase di ristrutturazione, sia da tempo vietata, la polizia municipale già da oggi per sicurezza effettuerà ulteriori sopralluoghi sul posto.

 

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Emanuele Zanini

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