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La complessa operazione di bonifica

Trimelone, pescate
mille bombe
in undici giorni

La complessa operazione di bonifica
Le bombe recuperate (foto Musuraca)
Le bombe recuperate (foto Musuraca)
Bonifica isola del Trimelone (foto Musuraca)

Più di mille bombe riportate in superficie dalle acque circostanti l’isola del Trimelone e distrutte grazie al lavoro del Nucleo Sdai (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi, n.d.r.) della Marina Militare di Ancona in collaborazione con gli artificieri del Genio Guastatori di Legnago. Dal 6 al 17 maggio scorso un team di 8 palombari artificieri del Gos, il Gruppo Operativo Subacquei di Comsubin della Marina Militare, ha lavorato ininterrottamente nelle acque antistanti la lingua di terra di fronte ad Assenza di Brenzone, su richiesta del Comune e Prefettura.

 

LA BONIFICA. Lo sminamento del Trimelone va avanti da oltre una decina d’anni anche se non sono mancati lunghi periodi di pausa. «In quest’ultimo intervento», ha spiegato Cassetta, «sono stati rimossi e distrutti oltre 1000 ordigni pericolosi per la pubblica incolumità. Dalla data del nostro primo intervento (alcuni anni fa, n.d.r.) ad oggi, abbiamo tolto dalle acque del Trimelone quasi 4 mila esplosivi». A febbraio 2018 la ditta Miar Sub di Maccarese, in provincia di Roma, si era aggiudicata i «Lavori di bonifica preventiva e sistematica da ordigni esplosivi-residuati bellici, terrestre e subacquea anche oltre i 40 metri di profondità», per un importo di 300 mila 580 euro oltre agli oneri per la sicurezza, cioè un totale di 311 mila e 80 euro più Iva, rispetto alla base d’asta di 350 mila euro. Grazie al lavoro di individuazione degli ordigni, la Marina Militare ha poi provveduto a rimuoverli spingendosi «fino alla profondità di 50 metri», come ha proseguito Cassetta. Per farlo, «sono state effettuate manovre sia con assetti Scuba (Self Contained Underwater Breathing Apparatus, cioè con apparati autonomi che consentono di respirare sott’acqua, n.d.r.), sia con apparecchiature alimentate dalla superficie».

 

IL TEAM. Il tutto supportato da un team medico specializzato in medicina subacquea ed iperbarica, dotato di camera di decompressione piazzata sulla terraferma. «Contiamo di concluderle le operazioni in altre 8 settimane lavorative, da farsi prossimamente, in accordo con gli artificieri dell’Esercito, con la Regione e con il Comune», ha concluso il comandante Cassetta. Come saranno espletati i prossimi lavori? «Saranno impiegati sistemi di ricerca che prevedono la stesura, sul fondo del lago, di cime posizionate in maniera tale da creare veri e propri corridoi, nei quali i palombari condurranno le investigazioni subacquee attraverso metodi visivi, tattili, “ad incoccio” e con metaldetector, che consentiranno di individuare oggetti metallici anche di piccole dimensioni, nascosti nei sedimenti», ha chiuso il comandante.

 

Com’è composto il gruppo che lavora al Trimelone? «Il team di intervento è costituto da 10 palombari organici al Nucleo SDAI di Ancona e al Reparto Pronto Impiego del GOS, nonché da personale tecnico e medico a supporto delle operazioni subacquee. Gli ordigni rimossi vengono poi passati in consegna agli artificieri del Regimento Guastatori di Legnago dell’Esercito per le operazioni di distruzione in cava: sono migliaia ed esclusivamente di tipo terrestre». Quali sono stati gli ultimi ritrovamenti? «Abbiamo rinvenuto un numero elevato di bombe brixia, cioè bombe da mortaio leggero della seconda guerra mondiale, proiettili di medio calibro e non sono mancati ritrovamenti di mine anti-uomo, anti-carro, razzi, proiettili di vario calibro ed esplosivi propellenti», ha chiuso Marco Cassetta. 

Gerardo Musuraca

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