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Trent’anni fa morì Furini
l’artista e sognatore
che s’inventò Gardaland

Furini, al centro della foto, all’inaugurazione di Gardaland
Furini, al centro della foto, all’inaugurazione di Gardaland
Furini, al centro della foto, all’inaugurazione di Gardaland
Furini, al centro della foto, all’inaugurazione di Gardaland

Il 13 giugno 1987 moriva Livio Furini, l’inventore di Gardaland. Aveva 54 anni, ma nella sua breve vita fu un grande imprenditore e prima ancora un artista e un sognatore. Era nato a Legnago, primogenito di sette fratelli, dove aveva iniziato a lavorare nel negozio di alimentari del padre Cesare. Fu il genitore, trombettista e fondatore della banda di Legnago, a trasmettergli l’amore per la musica. Durante l’anno di servizio militare, Furini studiò al conservatorio di Bolzano: era il 1954 e dell’esperienza di leva ha lasciato un diario denso di ricordi, raccontando fatti curiosi e pensieri intervallati da fumetti e disegni, a testimoniare la sua vena artistica. «Amava la musica, la direzione d’orchestra e l’arte a tutto tondo», racconta la figlia Elena, «curava le sue passioni d’inverno, la domenica mattina io e mia sorella Rossella venivamo svegliate dal suono del pianoforte». Furini compose un poema sinfonico per coro a quattro voci e orchestra e diversi brani musicali, ma scrisse anche numerose poesie pensate per essere musicate. Prima di intraprendere l’avventura che l’avrebbe portato a creare Gardaland, aveva continuato l’attività nel mondo del commercio, prima in città come rappresentante e poi sul lago di Garda, dove si trasferì nel ‘63 con la moglie Giuliana Scarmagnan e le figlie avviando un’attività di importazione di prodotti d’oltralpe da vendere nei campeggi. L’idea di aprire un parco divertimenti in riva al lago non gli venne dopo aver visitato Disneyland in California – com’è stato spesso riportato – bensì Edenlandia a Napoli, mentre solo in seguito si recò negli Usa. «Quando siamo tornati da Napoli mi disse che voleva comprare la terra e cercare dei soci», racconta la moglie, la prima e all’inizio l’unica a credere nella sua intuizione. Partì acquistando oltre 60mila metri quadrati suddivisi tra i comuni di Castelnuovo e Lazise e nel 1971 fondò la Gardaland srl, iniziando ad abbozzare progetti e disegni che gli servivano anche per convincere altri a investire nella sua idea. La ricerca fu lunga, alla fine i soci arrivarono ad essere una quarantina e venne creata una società per azioni. Gardaland aprì i battenti il 19 luglio 1975, ma dopo pochi anni Furini abbandonò la sua creatura. «Aveva una diversa visione di gestione rispetto agli altri soci», spiega la moglie. Non per questo smise di essere una fucina di idee: a Castelnuovo fondò l’ElettronicAnimazione srl, che realizzava scenografie per i parchi tematici, a Brescia «Hobbyland», parco divertimenti che sorgeva attorno a un laghetto, mentre a San Benedetto di Lugana voleva creare Pinocchio Land: aveva già aperto la società, ma il parco rimase sulla carta per la sua prematura scomparsa. Nel trentesimo anniversario della morte la figlia Elena avanza un desiderio che è anche un appello ai Comuni della zona: «Sarebbe bello raccontare la sua storia creando uno spazio pubblico dove raccogliere le sue composizioni musicali, i disegni, gli schizzi e i progetti fatti per Gardaland e gli altri parchi, per rendere onore a una persona che ha saputo realizzare il suo sogno, diventato una realtà trainante dell’economia gardesana».

Katia Ferraro

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