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L'alpinista morto in Tibet

Sui sentieri del Baldo
per ricordare
Andrea Zambaldi

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L'alpinista Andrea Zambaldi
L'alpinista Andrea Zambaldi
L'alpinista Andrea Zambaldi
L'alpinista Andrea Zambaldi

Saliva e scendeva dai sentieri e dai pendii del monte Baldo come un camoscio, di corsa. In spazi a lui carissimi, per allenarsi in vista delle sue imprese in alta montagna. Dalla roccia allo scialpinismo, dalla speleologia al mountain bike, ma anche esplorazione di ambienti selvaggi. Lo faceva con grinta, tecnica, passione. E umiltà. Sempre con il sorriso e la voglia di condividere con altri i suoi risultati, ma anche i suoi insuccessi. Andrea Zambaldi, l’alpinista veronese morto cinque anni fa, il 25 settembre 2014, in Tibet, a quasi 32 anni, travolto da una valanga insieme al compagno di ascensione Sebastian Haag mentre salivano la Shisha Pangma (8.027 metri), è stato ricordato oggi proprio sul Baldo. Da un gruppo di amici e dalla mamma Nadia.

 

Dopo quella tragedia, che colpì i genitori di Andrea, Nadia e Pier Alberto, e la sorella Giulia, ogni anno a ottobre, il mese in cui Zambaldi era nato, il giorno 11, familiari e amici organizzano una passeggiata sul Baldo, per fare gli auguri ad Andrea. Che non c’è più fisicamente, ma vive nei cuori dei tanti che l’hanno conosciuto e apprezzato. Anzitutto come persona, oltre che come alpinista di valore. Oggi il gruppo è andato all’attacco della ferrata «Delle taccole», dove sono posate alcune bandierine in ricordo di Zambaldi, e poi al rifugio Chierego, a lui caro. «Andrea sprizzava di vita», ricordano gli amici Lorenzo e Davide, compagni di tante avventure, vicino a mamma Nadia.

 

Nel 2008 Zambaldi, con l’altro veronese Andrea Montolli - e nella spedizione con Filippo Marin e Alessandro Catozzi, pure veronesi - andò in vetta proprio allo Shisha Pangma. Fu il primo Ottomila conquistato da veronesi in questo secolo. Nel 1986 infatti Goretta Traverso, di Arcole, salì sul Gasherbrum II, a 8.035 metri. Nel 2014 Zambaldi tentò ancora quell’ascensione con Haag, con l’obiettivo di scalare, nell’arco di una settimana, anche il Cho Oyu (8.021 metri), percorrendo in bicicletta i 170 chilometri che separano le due montagne. Cinque anni fa, però, quella valanga si portò via Andrea e Sebastian. Ma dalla «Cresta dei pascoli», il significato di Shisha Pangma, alla cresta del Baldo, il ricordo di Andrea Zambaldi non tramonta mai.

Enrico Giardini

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