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Lazise

Stava per annegare a 200 metri da riva, giovane salvato dall'esperto di apnea: «Gridava "help" ma nessuno lo sentiva»

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La spiaggia di Lazise nella zona dei campeggi (foto Pecora)
La spiaggia di Lazise nella zona dei campeggi (foto Pecora)
La spiaggia di Lazise nella zona dei campeggi (foto Pecora)
La spiaggia di Lazise nella zona dei campeggi (foto Pecora)

Mercoledì sera Mirco Bussola, 51enne di Sommacampagna, si è trovato nel posto giusto al momento giusto e questo, unito alla sua abilità di nuotatore e all’esperienza ventennale come apneista, gli ha permesso di salvare la vita a un giovane tedesco che stava annegando nelle acque del Garda, a oltre 200 metri dalla costa di Lazise. Il fatto è accaduto intorno alle 20 al largo della spiaggia davanti ai campeggi, una delle zone frequentate da chi pratica pesca in apnea come Mirco, spiaggia a quell’ora sprovvista di bagnini. L’altra sera il gruppo era formato da sette persone, ma lui era più lontano rispetto agli altri perché si era immerso dopo, avendo fatto tardi al lavoro.

Era in acqua da una mezz’ora quando ha notato un ragazzo sbracciare e chiedere aiuto in inglese. Attorno a lui non c’era nessuno e le persone che erano ancora in spiaggia non si erano accorte di nulla, forse anche a causa della distanza che attutiva suoni e visuale. «Avevo superato le boe a cui sono ormeggiate le barche per fare la mia attività», racconta Mirco, «quando ho visto questo ragazzo, avrà avuto 16 o 17 anni, in evidente difficoltà. Gridava help! andava giù con la testa e riemergeva, agitava le braccia. Si trovava all’altezza dell’ultima fila di barche, ben oltre le boe che delimitano la zona di balneazione, mentre io ero a una ventina di metri da lui». Attrezzato con muta, maschera e pinne, Mirco è riuscito a raggiungere in velocità il giovane. «Purtroppo non parlo tedesco e inglese, quindi non so se il ragazzo abbia avuto un crampo o un attacco di panico vedendo la distanza dalla spiaggia», riprende Mirco, che a quel punto ha preso il giovane turista sotto le braccia coricandolo sopra di sé e nuotando a dorso ha iniziato a riportarlo verso riva.

«Ogni tanto gli chiedevo tutto okay? e lui rispondeva yes, anche se percepivo che era ancora molto agitato», racconta Mirco, che ha potuto così escludere si trattasse di un malore. «Raggiunta la zona che delimita le acque di balneazione ho visto che un uomo ci veniva incontro nuotando: era il padre del ragazzo, che fino a quel momento credo non si fosse accorto di nulla. Ho proseguito fino a dove si toccava, dopodiché ho affidato il giovane a suo papà. L’uomo mi ha ringraziato, si sentiva che era tedesco anche se parlava un po’ italiano, ho raccomandato loro di fare più attenzione».

Mirco racconta l’accaduto con la semplicità di chi non si sente di aver fatto la cosa più naturale del mondo e, appunto, di essersi trovato nel posto giusto al momento giusto. Non si sente un eroe. «Sono contento di essere stato lì, altrimenti non so come sarebbe finita», commenta, ricordando un altro salvataggio di cui è stato protagonista molti anni fa, al mare, quando a causa del forte vento una persona faticava a nuotare verso riva.

Un commento su quanto accaduto mercoledì sera lo fa anche Luca Rossi, presidente di Aquadive Sub Verona, associazione sportiva e scuola di sub e apnea di cui da qualche anno fa parte anche Mirco: «Quando ho appreso la notizia mi sono sentito orgoglioso, perché la prima cosa per cui ci impegniamo nei nostri corsi è la sicurezza. Insegniamo le tecniche di salvataggio per recuperare non solo i compagni che si possono trovare in difficoltà, ma anche eventuali bagnanti come in questo caso».

Katia Ferraro

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