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CAPRINO

Sos senecio: l’erba velenosa invade i pascoli del Baldo

L’associazione Sorasengi e Coldiretti hanno organizzato un incontro per trovare una soluzione. Brunelli: «C’è il rischio che cresca anche sui prati che sono falciati e si mescoli al fieno creando pericoli per gli animali e l'uomo»
Piante di senecio, erba infestante velenosa per gli animali e potenzialmente per l’uomo
Piante di senecio, erba infestante velenosa per gli animali e potenzialmente per l’uomo
Piante di senecio, erba infestante velenosa per gli animali e potenzialmente per l’uomo
Piante di senecio, erba infestante velenosa per gli animali e potenzialmente per l’uomo

Sos per prati e malghe invasi dal senecio, pianta infestante velenosa di origine sudafricana che sta invadendo il Monte Baldo. Decisi a “fare la festa” al senecio, pericoloso per gli animali e potenzialmente per l'uomo, perché potrebbe insinuarsi nella catena alimentare, l'associazione culturale Sorasengi di Caprino, presieduta da Giacomo Brunelli, in collaborazione con Coldiretti Verona - Ufficio Zona di Caprino, organizza la prima edizione della “Giornata del senecio” che si terrà domenica 12 marzo alle 10 a Sorasengi di Caprino. «L'iniziativa, aperta a tutti, è rivolta agli agricoltori e alle autorità», esordisce Brunelli.

Invasiva e velenosa anche per gli animali

«Il senecio o senecio sudafricano o senecione è una pianta perenne», spiega. «Fiorisce per 8-9 mesi l'anno, è velenosa per gli animali e altamente invasiva. Il primo avvistamento in provincia di Verona fu nel 1947, ma la vera esplosione è stata nell'ultimo decennio, periodo in cui tutte le nostre malghe del Baldo ne sono state aggredite.

La sua presenza riduce sempre più la superficie a pascolo e c'è anche il rischio, a mio avviso non remoto», dice Brunelli, «che invada i prati stabili permanenti che sono falciati, cosa pericolosa perché finché è verde il senecio viene evitato dagli animali perché amaro, mentre quando è secco e mescolato al fieno diventa inodore e viene ingerito con grave danno e pericolo per cavalli, vacche e altri erbivori».

I consigli per eliminarlo

Secondo esperti universitari l'unico sistema per eliminarlo è estirparlo. «Non esistono diserbanti, veleni o altri sistemi che ne impediscano la germinazione», sottolinea Brunelli. «Gli animali non lo mangiano quando è verde così ramifica aumentando il numero di getti terminali e fiori. Una pianta può produrre fino a 30 mila semi ogni anno».

Neppure i cinghiali lo mangiano quando è verde. «Ma», spiega Brunelli, «rovesciando le zolle, creano una superficie atta ad accoglierne i semi. Ne abbiamo la dimostrazione a Sorasengi, dove il 12 potremo vedere insieme la sua diffusione, scambiarci punti di vista e proposte. E sarà l'occasione anche per un incontro conviviale».

Necessario sensibilizzare gli agricoltori

«L'iniziativa», continua, «vuole essere un'azione dimostrativa per sensibilizzare gli agricoltori, che già conoscono il problema, e le autorità competenti affinché il fenomeno sia studiato e siano presi provvedimenti per arginarlo. È nostro dovere, coerentemente con gli scopi di tutela della cultura rurale che la nostra associazione si propone, tutelare i pascoli montani, le malghe che, purtroppo, versano in condizioni sempre peggiori: i cinghiali, il senecio, una sempre minore attenzione alla pulizia da cespugli ed erbe infestanti stanno riducendo la superficie a pascolo rendendo le malghe sempre meno produttive, sempre più degradate, col rischio dell'abbandono. Domenica 12 potremo anche estirpare questa pianta», aggiunge.  «Ricordiamo però che, per farlo, servono guanti ed eventuali altri attrezzi da portare con sé».

Il professor Daniele Zanini, referente scientifico dell'Orto Botanico del Baldo, nota: «Confermo che la pianta sta colonizzando soprattutto i pascoli alterati, ossia quelli dove gli animali al pascolo intensivo rovinano il cotico erboso favorendo l'attecchimento della pianta. Gli animali la evitano perché è amara. Tuttavia se calpestata ed essiccata, la possono ingerire perché perde l'amaro, ma non la tossina che può così entrare nella catena alimentare, seppur in quantità molto ridotta, riducendo il valore alimentare del prodotto con potenziali pericoli per l'uomo».

Evidenzia Massimo Sandri, segretario di Zona dell'Ufficio Coldiretti di Caprino: «Il proliferare di eventi dannosi per la nostra montagna, dai cinghiali a parte della fauna selvatica, dalla siccità alla presenza di piante dannose come il senecio, non fanno che sottolineare come sia sempre più importante il ruolo degli agricoltori e degli allevatori per una tutela e una salvaguardia del territorio che, senza il loro intervento, sarebbe al degrado. Va quindi dato merito a chi oggi vive e lavora nella nostra montagna che», rileva, «tra mille difficoltà e sacrifici, garantisce il presidio del territorio e consente un’adeguata attività di prevenzione su eventi catastrofici come frane, inondazioni. Questo tipo di iniziative, come l'evento organizzato con noi a Sorasengi», nota Sandri, «è utile per sensibilizzare l'opinione pubblica e i cittadini sull'importanza della tutela dell'ambiente circostante, e anche per sottolineare le problematiche che tutti i giorni le nostre aziende devono affrontare per poter comunque continuare a svolgere la propria attività».

Barbara Bertasi

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