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«Sei in ogni tramonto che vedo»

L’uscita dalla chiesa di Sandrà al termine della cerimonia funebre FOTO PECORA
L’uscita dalla chiesa di Sandrà al termine della cerimonia funebre FOTO PECORA
L’uscita dalla chiesa di Sandrà al termine della cerimonia funebre FOTO PECORA
L’uscita dalla chiesa di Sandrà al termine della cerimonia funebre FOTO PECORA

Cosa si può dire nel rito funebre di un militare che delle innumerevoli missioni fra Afghanistan, Somalia, Iraq, Bosnia non ha riportato nemmeno una ferita e che poi muore per un incidente stradale a due passi da casa? Di un paracadutista in caduta libera che insegnava ai suoi allievi a tenere cara la pelle, che perde la vita con la sua Ducati? E i tre figli che avevano trovato in lui un padre affettuoso, come potranno consolarsi con mamma Maria che vive nell'immenso dolore per la perdita del marito? Valentina sembra la più forte, ma piange e le trema la voce quando ricorda papà Fabio Di Giuseppe, sergente maggiore aiutante del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti Ranger di Montorio, morto venerdì scorso sulla Gardesana. Sorella di Aron e Cristian, insieme sorreggono la madre Maria che Fabio ha sposato nel 2016. «Non te ne sei andato, resti presente in ogni fiore, tramonto, e nel cielo sereno», dice Valentina. «Mi sveglio nel cuore della notte e mi sembra di vivere un incubo, ma non mi posso ingannare perché di te mi resta solo lo spirito». Parole che hanno fatto esplodere la commozione nella chiesa di Sant'Andrea Apostolo gremita di militari, alpini, paracadutisti, dell'Aeronautica, amici e parenti. Gagliardetti di tutti i corpi, stendardi dei colori dei vari gruppi, fascia tricolore del sindaco di Castelnuovo Giovanni Dal Cero la cui presenza è stata espressamente richiesta dal Reggimento di Montorio e dal generale di brigata Pietro Addis, comandante delle forze speciali dell'Esercito, perché Fabio Di Giuseppe abitava a Sandrà e dava tutto quello che poteva al proprio Paese. Con il primo cittadino era rappresentata anche l'amministrazione comunale di Bardolino. Ha continuato Valentina: «Ricordo quel giorno in cui mi avevi portato a guidare, e all’uscita dal parcheggio ho strisciato l'auto causando un po' di danni: potevi urlarmi dietro e la patente chissà quando l'avrei poi presa e invece mi hai detto che sarebbe andato tutto bene. Quante paste al pistacchio abbiamo mangiato! Avevi promesso che mi avresti accompagnata all'altare, che saresti stato presente alla laurea di Cristian e alla nascita dei miei figli». Poi rivolgendosi a chi fra i banchi della chiesa l'ascoltava, ha ammonito: «Ricordatevi di dire sempre ai vostri cari che volete loro bene, di non sprecare il tempo arrabbiandovi, perché potrebbe essere quello l'ultimo momento in cui li vedete». È stato un rito funebre toccante, con i militari e gli alpini e i loro stendardi ordinatamente presenti sulla scalinata della chiesa ad attendere la salma accolta dal picchetto, e poi tutti insieme ad accompagnarla al cimitero. "Il paracadutista che si lanciava dai velivoli atteso a terra dai compagni, ora sta facendo il percorso inverso e ritrova in cielo lo sua mamma" ha detto don Flavio Riva cappellano militare nel rito funebre con il parroco Luca Cesari. "Buona strada lungo le vie del cielo, grazie a quello che hai fatto che ho ritrovato negli abbracci confortanti dei tuoi compagni", ha aggiunto papà Gianfranco. Per i compagni della caserma Duca era Panzer "perché quando entravi nella vita di qualcuno, per forza e simpatia lo buttavi giù, come fosse passato un carrarmato. Ti credevamo immortale", e invece la passione della Ducati gli è stata fatale, "Domenica abbiamo fatto un giro in tuo onore - racconta Roberto Brighenti in rappresentanza dei rider ducatisti -, il cielo era sereno, ma poi rientrando si è messo a piovere, qualcosa avrai voluto dire».•.

Anna Perlini

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