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il dibattito

Festa in alta quota al Chierego, confronto decisivo sulle regole

Entro pochi giorni l’incontro fra gestori, proprietà del rifugio e Comune di Brenzone. Ancora musica con dj set o divieto?
Il rifugio Chierego diventa una "discoteca"
Il rifugio Chierego diventa una "discoteca"
Il rifugio Chierego diventa una "discoteca"
Il rifugio Chierego diventa una "discoteca"

Conto alla rovescia per l'atteso confronto tra le parti in causa sulle feste in alta quota al rifugio Chierego. Entro dieci giorni potrebbe essere fissata la riunione tra Unione Montana Baldo Garda, proprietaria dell'immobile situato nei pressi di Cima Costabella sul Monte Baldo, il Comune di Brenzone, sotto il cui territorio si trova il locale, e i gestori.

Dal confronto si potrà così capire se gli eventi realizzati siano stati effettuati seguendo le regole e i permessi, con la polizia locale di Brenzone che sta analizzando quanto esposto nelle richieste di chiarimenti giunte al Comune da più parti.

L'incontro potrà chiarire inoltre se in futuro si potranno o meno organizzare ancora affollati party con dj set che tanto hanno fatto discutere l'opinione pubblica e la politica locale.

A tal riguardo i consiglieri regionali del Pd Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni nei giorni scorsi hanno annunciato di voler presentare un'interrogazione alla Giunta regionale per chiedere lumi sulle autorizzazioni e su chi le ha concesse, mentre il deputato Marco Padovani di FdI si è detto intenzionato da una parte a incontrare Maurizio Castellani e Davide Benedetti, rispettivamente presidente dell'Unione Montana Baldo Garda e sindaco di Brenzone, per discutere del tema, e dall'altra pronto a portare avanti azioni a livello governativo. 

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Ad accendere la miccia del dibattito era stato Emanuele «Brune» Brunelli del Cai, che in una lettera aveva spiegato come manifestazioni come quella del Chierego, con musica a tutto volume in un territorio fragile come l'Hortus Europae, rischino di danneggiare quell'ambiente montano, aggiungendo come «eventi come questo, già avvenuti in passato, mancano di rispetto alla montagna, alla sua flora e fauna».

Le critiche all'iniziativa hanno varcato anche i confini regionali: lo scrittore lecchese Luca Rota, in un intervento su un quotidiano trentino, ha scritto: «Giovanni Cenacchi (scrittore, alpinista, ndr) scrisse che i rifugi sono una via di mezzo tra una casa e una montagna: spiace dirlo, ma quelli come il Chierego, quando si svendono a pur legittime operazioni meramente commerciali e banalizzanti come quella proposta (perché questo sono), perdono qualsiasi idea di “casa” e tanto meno di “montagna”'», ha commentato l'autore lombardo, blogger e speaker radiofonico, riferendosi alla maxi festa in quota sul Baldo.

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Ma nell'infuocato dibattito nato dopo la presa di posizione del Cai, non sono mancati anche i numerosi commenti in difesa dei gestori del Chierego, soprattutto da parte dei giovani, molti dei quali reputano tali iniziative un buon modo per avvicinare i ragazzi (e non solo) alla montagna.

Un punto di vista sostenuto in prima persona da Alberto Bullio, uno dei gestori del rifugio montebaldino, che, sottolineando come non ci sia stato alcun rave party, come invece è stato definito da più parti, e «termine poco pertinente e lontano da ciò che è stato fatto al rifugio», in una lettera ha precisato come «l'evento aveva l’intento di far conoscere la montagna ai giovani, che si sono recati alla festa con le proprie gambe, nel pieno rispetto della montagna». Ora si attende il faccia a faccia tra proprietà e gestori del Chierego e capire quale potrà essere in futuro la sua gestione nel concreto.

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Emanuele Zanini

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