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Riappare l’orso del Baldo Trovata la sua impronta

L’ impronta di orso fotografata a Bocchetta di Naole da Aurelio Boni
L’ impronta di orso fotografata a Bocchetta di Naole da Aurelio Boni
L’ impronta di orso fotografata a Bocchetta di Naole da Aurelio Boni
L’ impronta di orso fotografata a Bocchetta di Naole da Aurelio Boni

Vittorio Zambaldo Ha temporaneamente lasciato il suo letargo ed è uscito per un giro, probabilmente notturno, M19, l’orso che da due anni è segnalato essere presente con regolarità sul Monte Baldo, fra le province di Trento e di Verona. Ne hanno individuato le tracce inequivocabili due escursionisti di Desenzano (Brescia), che domenica scorsa sono saliti da Malga Valfredda verso il rifugio Fiori del Baldo, dove si sono poi fermati per pranzo. «Abbiamo lasciato l’auto a Malga Ime perché la strada non era tanto pulita e si faticava a salire. In tarda mattinata, erano probabilmente le 11.30, alla Bocchetta di Naole a 1.686 metri di quota, con mia moglie Federica stavamo camminando sul sentiero ghiacciato quando abbiamo scorto a pochi metri dal tracciato delle impronte», racconta Aurelio Boni. «La prima impressione è che fossero di un grosso cane, ma poi una volta vicini abbiamo notato che le dimensioni erano ben maggiori e con l’inconfondibile caratteristica delle unghie impresse nella neve». «Era una traccia evidente, anche se poi si perdeva nell’ erba perché a quell’ora, la poca neve caduta nei giorni precedenti si stava sciogliendo e non permetteva più di fotografare chiaramente il tracciato», aggiunge Aurelio. Il primo pensiero poteva essere quello di avere questa ingombrante presenza a pochi passi: «In realtà no. Eravamo tranquilli anche perché abbiamo pensato che le tracce risalissero alla notte precedente o al mattino presto: non abbiamo proprio pensato che a quell’ora potesse esserci un orso a gironzolare per i sentieri, anche se da quando abbiamo letto che l’orso è presente anche sul Baldo», ammette Aurelio, «abbiamo smesso di dormire all’aperto nei sacchi a pelo sulla neve». In effetti il letargo dura da novembre a fine febbraio ma ci sono tanti fattori che possono determinare dei brevi risvegli anche nel corso della stagione fredda: «In particolare quando ci sono giornate prolungate di temperature tiepide», conferma Anselmo Furlani, commissario della Polizia provinciale di Verona che con i colleghi frequenta giornalmente l’area baldense, «può capitare che gli orsi restino in letargo per una ventina di giorni filati e poi escano per un paio di giorni dalla tana per brevi tragitti alla ricerca di cibo. L’area indicata dagli escursionisti è compatibile con la presenza di M19, un maschio di orso che la Provincia di Trento ha classificato avere un’età di 5 anni». «M19 lo abbiamo individuato grazie alle analisi genetiche sul pelo raccolto la scorsa primavera, quando aveva segnalato la sua presenza con dei danni all’apiario di Malga Gambon di Ferrara di Molte Baldo e poi con la presenza su una carcassa di asino che era morto per cause naturali. C’era stata anche una segnalazione a Pian di Festa a inizio dicembre: tracce si possono trovare, ma sinceramente credo sia difficile in questo periodo poter vedere l’orso». «Giro il Baldo con i colleghi tutto l’ anno ma ho potuto osservare l’orso solo un paio di volte e da molto lontano. È comunque un animale elusivo che si allontana quando percepisce la presenza dell’ uomo», conclude Anselmo Furlani. La comandante Anna Maggio conferma che la Polizia provinciale è al corrente della presenza di questo orso: «Gli animali passano frequentemente da una provincia all’altra. Di M19 non abbiamo ricevuto segnalazioni di danni e siamo in un contesto ben diverso da quello dei lupi in Lessinia: intanto l’ambiente orografico è differente, poi l’orso agisce individualmente e non in branco e soprattutto sul Baldo non ci sono allevamenti intensivi incustoditi come in Lessinia: in più l’orso va in letargo per alcuni mesi». Pur essendo elusivo, l’orso è comunque un animale selvatico e imprevedibile, quindi vanno evitati comportamenti che potrebbero infastidirlo, in particolare non si deve cercare di attirarlo con cibo, di avvicinarsi in caso di avvistamento, di correre o di muoversi in maniera agitata quando si è in sua presenza. È invece opportuno segnalare la propria presenza facendo rumore o parlando ad alta voce, per dargli la possibilità di sentirci e andarsene prima che lo si veda. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Zambaldo

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