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«Pronti a usare i 40 milioni e a fare i lavori al collettore»

Un momento della riunione dei sindaci a Gardone per discutere di Contratto di lago
Un momento della riunione dei sindaci a Gardone per discutere di Contratto di lago
Un momento della riunione dei sindaci a Gardone per discutere di Contratto di lago
Un momento della riunione dei sindaci a Gardone per discutere di Contratto di lago

Ieri pomeriggio nella sede della Comunità del Garda, a Villa Mirabella di Gardone Riviera, erano convocati dalla presidente della Comunità del Garda Mariastella Gelmini e dal presidente di Ats Giovanni Peretti, d’intesa con Angelo Cresco presidente di Azienda Gardesana Servizi, tutti i Comuni gardesani delle tre province per discutere e definire la bozza del «Contratto di lago». L’iniziativa nasce dalla volontà di ordinare con una logica condivisa le esigenze del comprensorio benacense in modo da mettere in comunicazione le realtà amministrative, gli enti pubblici e i privati che gravitano attorno al bacino. «Coinvolgere il maggior numero di realtà pubbliche e private», ha sottolineato la presidente della Comunità del Garda Mariastella Gelmini, «può rappresentare un mezzo adeguato per portare all’attenzione nelle sedi amministrative gli esiti di un confronto su problemi e punti di forza, creando una voce unica e condivisa». L’esortazione nemmeno troppo velata – è soprattutto rivolta alle vicissitudini che soprattutto in terra bresciana si sono create negli ultimi mesi, dopo la decisione di realizzare i nuovi depuratori al servizio del Garda a Montichiari e Gavardo. «Non stiamo parlando di una nuova Tav», ha sottolineato Gelmini, «ma dell’ampliamento di un impianto esistente e della revisione di un progetto per un impianto già previsto». Sul punto è stato esplicito Cresco, presidente di Ags: «Noi a gennaio utilizziamo la quota spettante del finanziamento (40 milioni su 100) e andiamo avanti: non si può continuare a fare come per i cassonetti dell’immondizia, che tutti li vogliono ma non davanti a casa propria. C’è la necessità di fare il nuovo collettore perché le tubature della sublacuale Maderno - Torri sono obsolete». Gli ha fatto eco preoccupato Peretti di Ats. «I soldi del finanziamento sono a Roma», ha detto, «ma cosa potrebbe accadere nell’eventualità di un disastro da qualche parte in Italia? Siamo sicuri che i 100 milioni non possano essere dirottati altrove per l’emergenza? Abbiamo aspettato fino al 26 maggio, ma adesso dopo le elezioni è necessario dare gambe al progetto anche in terra bresciana». Nell’elenco delle evidenze da affrontare con il Contratto di lago ci sono anche l’applicazione dell’accordo del 2013 sui livelli - riduzione del livello massimo da 140 a 125 cm nel periodo febbraio-maggio innalzando però i livelli minimi nel periodo di magra - e la costituzione della commissione con il consenso dell’Autorità di Bacino e tre rappresentanti delle tre regioni. Al terzo posto la gestione dello scolmatore Mori Torbole con il coinvolgimento anche in questo caso di tre rappresentanti delle amministrazioni del Garda. Tra le altre spinose questioni da gestire attraverso il contratto: monitoraggio della qualità delle acque del Garda e dei suoi affluenti; il ripopolamento sistematico delle specie ittiche; il monitoraggio delle specie non autoctone potenzialmente dannose. Non ultimo la sanificazione delle carene delle barche dei turisti, che hanno portato «mitili ed esseri alieni» danneggiando la condotta sublacuale tra Toscolano e Torri. Presenti per il veronese i sindaci Lauro Sabaini (Bardolino); Davide Bendetti (Brenzone); Giovanni Dal Cero (Castelnuovo); Stefano Nicotra (Torri). Delegati dei primi cittadini di Lazise, Malcesine e Peschiera. Prossimo appuntamento, per discutere sulla bozza di documento, fra un mese a Peschiera. •

Luciano Scarpetta

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