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Ponte tibetano, materiali arrivati in volo

Operai al lavoro per costruire il ponte tibetano sospeso sul Vajo dell’Orsa
Operai al lavoro per costruire il ponte tibetano sospeso sul Vajo dell’Orsa
Operai al lavoro per costruire il ponte tibetano sospeso sul Vajo dell’Orsa
Operai al lavoro per costruire il ponte tibetano sospeso sul Vajo dell’Orsa

In volo per gettare le basi, i mega plinti, del ponte tibetano, la passerella sospesa sul Vajo dell'Orsa, paradiso per gli amanti del torrentismo che si raggiunge camminando su sentieri immersi nel verde che acquisteranno un nuovo valore perché si conta di sistemarli al meglio. Dopo la pausa invernale, sono ripresi, e procedono in velocità, i lavori di sistemazione del sentiero per località Pian di Festa e la realizzazione di un'area di sosta e di arrivo per canyoning proveniente dal Vajo dell'Orsa con la realizzazione di un ponte tibetano. «Un intervento che di certo», dice il vicesindaco e assessore allo Sport Massimo Zanga, «contribuirà a far crescere il turismo di Brentino Belluno e a far conoscere un luogo che non tutti avrebbero altrimenti visito. Un'opera importante anche perché prevede sia messo in sicurezza il sentiero numero 75 del Cai Cesare Battisti, detto anche Sottocorona, che porta da un lato a Malga Orsa e dall'altro al Santuario Madonna della Corona. In seguito, inoltre, si vorrebbe valorizzare un circuito ad esso collegato». Intanto si procede alla grande. Sono già state gettate le basi. «In ottobre, senza usare mezzi ma solo strumenti a mano, vista la zona impervia, è stato fatto lo scavo dove gettare i plinti di calcestruzzo armato, di 7 metri cubi l'uno, su cui saranno fissati i portali, le testate di sostegno delle funi su cui si monterà la passerella», premette Zanga ricordando che, lunga 34 metri e larga 80 centimetri, può reggere in contemporanea 15 persone. «A fine 2019», riprende, «con l'accorciarsi delle giornate e l'arrivo del freddo, abbiamo deciso una sospensione di un mese e mezzo e col 2020 abbiamo ripreso. È stato allestito il cantiere e alle due estremità del ponte sono state gettate le basi di sostegno ai quattro piloni su cui saranno inserite le funi di sostegno all'impalcato». A chi temesse instabilità Zanga assicura: «I piloni sono “iperancorati” visto che sono inseriti, oltre che nel plinto, nella roccia sottostante». Ecco le fasi di quanto è appena stato fatto. «La zona non si raggiunge con mezzi pesanti. Perciò è stato necessario usare un elicottero che, per portare il calcestruzzo, ha fatto almeno 80 voli da Spiazzi. Ora i plinti sono stati gettati e vi si stanno facendo i fori per inserirvi i 'tirafondi' delle funi di sostegno. Sono funi spiroidali", precisa Zanga, "ossia costituite da fili di acciaio armonico ad alta resistenza zincato a caldo ciascuna del diametro di 20 millimetri. Le abbiamo ordinate. Arriveranno in marzo, anche queste trasportate in elicottero". Poi saranno montate e sarà posizionato il camminamento, "alto 24 metri dal fondo del Vaio dell'Orsa, da cui si vedono le tre Pozze della Luna, amatissime da chi pratica torrentismo. Visibili anche da un punto panoramico creato ad hoc sulla destra idrografica del Rio Bissolo che scorre nel Vaio dell'Orsa", dice Zanga annunciando che l'Amministrazione conta di terminare l'opera per metà aprile e, dopo i collaudi, inaugurarla a metà maggio. "Raccomandiamo fin d'ora, poiché si arriva qui passando su un sentiero esposto, il 75, di usare attrezzatura adeguata e di fare attenzione. Dal canto nostro, per affrontare la questione sicurezza, abbiamo contattato il CAI Cesare Battisti che si è intanto reso disponibile a valutare i lavori che potrebbero eventualmente essere fatti. Siamo contentissimi di questo lavoro che sarà di gran richiamo". "Un'opera complessa", aggiunge il sindaco Alberto Mazzurana, "perché è in un contesto delicato ma di cui siamo molto orgogliosi. E' un investimento da 224mila euro, finanziato con 150mila euro dal Gruppo di azione locale (Gal) Baldo Lessinia e con 38mila euro dal Consorzio Bacino Imbrifero Montano Dell'Adige (Bima). Enti che ci pare doveroso ringraziare». •

Barbara Bertasi

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