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Ponte ciclopedonale, si avvicinano i lavori

Il rendering del ponte ciclopedonale sull'Adige a Dolcè
Il rendering del ponte ciclopedonale sull'Adige a Dolcè
Il rendering del ponte ciclopedonale sull'Adige a Dolcè
Il rendering del ponte ciclopedonale sull'Adige a Dolcè

Camilla Madinelli Procede l’iter, in municipio a Dolcè, per la costruzione di un ponte ciclopedonale sospeso sull’Adige che da località Battello di Ceraino colleghi con l’altra sponda a Rivoli il territorio della Valdadige, i suoi sentieri e soprattutto i suoi percorsi per le biciclette collegati a loro volta con quelli della Valpolicella. «Quest’opera è strategica perché collega due valli, chiude un anello ciclabile unendo Valpolicella e lago di Garda, dà una spinta agli itinerari turistici e all’economia locale», afferma il sindaco di Dolcè, Massimiliano Adamoli. «Sono decenni che un’opera simile è attesa, per passare dall’una all’altra sponda del fiume a piedi o in bici», prosegue per dare ancora più forza al proposito della sua amministrazione, concordato e condiviso con quella di Rivoli guidata per qualche mese ancora da Armando Luchesa. I due Comuni hanno stipulato l’estate scorsa un accordo di programma. Quello di Dolcè è il capofila dell’intera operazione, a fronte di un finanziamento di 500mila euro ottenuto dal Fondo comuni confinanti che coprirà la spesa. Il ponte tibetano, in acciaio a 8 corde, lungo 98 metri e largo un metro e 60 centimetri, posizionato all’ingresso della gola della Chiusa, costerà 364mila euro tra costruzione (355mila) e oneri per la sicurezza (9mila). La cifra rimanente servirà a pagare progetti, incarichi tecnici ed espropri di alcune porzioni di campagna. Il Comune di Dolcè ha recepito il 31 gennaio scorso il progetto definitivo a cura dello Studio Lavarini di Negrar. CARTINA «PREMONITRICE». L’opera sarebbe talmente attesa che qualche escursionista, in questi anni, è arrivato davvero a Dolcè credendo di poter passare dall’altra parte dell’Adige. Non perché fosse un visionario o uno sprovveduto, però: per le mani aveva una cartina in cui una passerella sull’Adige era segnata non solo in una foto in copertina con la Chiusa di Ceraino in bella vista, ma anche all’interno, con due tratti rossi sull’azzurro percorso dell’Adige all’altezza della Rocca di Rivoli. Si tratta della carta dei sentieri «Sulle colline dalla Valpolicella al lago di Garda» realizzata nel 1987 da 15 gruppi alpinistici veronesi insieme a Regione, Provincia, Comunità montana del Baldo e Comunità montana della Lessinia, con itinerari tracciati e descritti da Renzo Giuliani. A ben guardare lo stesso Giuliani - allora coordinatore del comitato gruppi alpinistici e naturalistici veronesi - scrive sul retro della carta che la passerella altro non è che «un ambizioso progetto, che rappresenta un lungo lavoro di recupero e valorizzazione dell’ambiente collinare». «Enti e autorità interessate», continua Giuliani, «hanno fatto intendere che la sua realizzazione sia possibile e anche relativamente prossima». La fiducia era massima, a quanto pare, dato che la passerella fu inserita sulla carta. Poi, invece, non se ne fece più nulla e non se ne sentì più parlare. Fino a oggi. «Il ponte è atteso da tutti e da tempo», continua il vice sindaco, Angelo Zanesi, «se i gruppi Cai lo auspicavano oltre trent’anni fa». PROGETTO ATTUALE. Il collegamento sospeso accessibile a chi va a piedi o in bici non sorgerà nel punto indicato dalla carta del 1987, ma più a nord, in asse con la valle per questioni di vento e sicurezza. «Il posizionamento è stato calcolato con molta attenzione», spiega Adamoli, «in base ai venti della valle, alla morfologia del terreno e alle tenute, anche per evitare cavi o ancoraggi mostruosi in un contesto simile». Il suo vice Zanesi è convinto come lui che «l’impatto sarà minimo e l’utilità massima, perché il ponte avrà notevole interesse turistico e naturalistico». L’iter burocratico prevede che ora gli uffici tecnici entrino in azione per ottenere, da qui ai prossimi mesi, tutti i pareri necessari alla realizzazione dell’opera per passare infine al progetto esecutivo. Tra gli enti che dovranno rispondere e dare o meno il via libera al progetto così com’è, oppure richiederne modifiche, ci sono la Sovrintendenza, il Demanio e il Genio civile, l’Autorità di bacino. Saranno inoltre necessarie verifiche archeologiche e autorizzazioni paesaggistiche, a proposito di impatto all'ambiente. «Quello dei pareri è un passaggio fondamentale e delicato», dichiara Adamoli. Sui tempi di realizzazione non si sbilancia, sa per esperienza che le tempistiche in ambito pubblico non sono mai certe. Una speranza ce l’ha, però: arrivare al progetto esecutivo entro il 2020. •

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