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Nessun abuso d’ufficio, assolto l’ex sindaco

L’area dell’ex lottizzazione Castello
L’area dell’ex lottizzazione Castello
L’area dell’ex lottizzazione Castello
L’area dell’ex lottizzazione Castello

Assolti con formula piena perché il fatto non sussiste. È stata pronunciata ieri in tribunale a Verona la sentenza che ha chiuso il procedimento penale a carico dell’ex sindaco di Castelnuovo del Garda Giovanni Peretti, dell’ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica Ilaria Tomezzoli (difesi dall’avvocato Luca Tirapelle) e della dipendente comunale Fiorella Carloni, responsabile dell’Area tecnica edilizia privata e urbanistica (difesa dall’avvocato Filippo Vicentini). Tutti e tre erano accusati del reato di concorso in abuso d’ufficio per le condizioni stabilite nell’accordo pubblico-privato con la società Mdc srl, approvato in Consiglio comunale nel febbraio 2017 per la riqualificazione dell’area dell’ex lottizzazione Castello a Cavalcaselle. L’esposto in Procura era stato presentato dall’allora consigliera di minoranza Cinzia Zaglio (oggi assessore nell’amministrazione guidata da Giovanni Dal Cero), ieri chiamata a testimoniare dal pubblico ministero Valeria Ardito. Fulcro dell’esposto e poi dell’accusa era la presunta svendita di un terreno di proprietà del Comune in zona lago su cui far atterrare il credito edilizio maturato dalla demolizione di tre dei sette palazzoni incompiuti dell’ex fallimento Castello, acquistato all’asta dalla Mdc. La cessione del terreno di 20mila metri quadrati in località Ronchi non è ancora avvenuta, perché con l’avvio del procedimento penale per volontà dell’amministrazione comunale l’accordo è stato di fatto congelato. Ma ieri nel corso dell’istruttoria quelle stesse condizioni sono state ritenute congrue anche dal consulente tecnico d’ufficio della Procura, portando la pm Ardito a chiedere l’assoluzione per gli imputati e il collegio presieduto dalla dottoressa Alessia Silvi (giudici a latere Pasquale Laganà e Valentina Fabiani) a pronunciare la sentenza già corredata di motivazioni. Due i passaggi fondamentali: da un lato è stato ritenuto congruo il valore economico di 350 euro al metro cubo attribuito alla zona lago, dall’altro i giudici hanno ritenuto che nel portare avanti questa operazione urbanistica l’allora amministrazione Peretti abbia perseguito l’interesse pubblico della sistemazione di una situazione degradata (quella dell’ex fallimento Castello, nel cuore di Cavalcaselle) da circa trent’anni. «Si chiudono due anni e mezzo di sofferenza, nonostante fossimo certi di non aver fatto niente di male e di aver agito nel solo interesse della comunità», commenta a caldo Peretti, «la decisione di non ripresentarmi alle elezioni dello scorso anno anche con altri che mi avevano chiesto di entrare in lista è dipesa principalmente da questo procedimento, perché volevo uscirne in maniera pulita». Per l’ex sindaco l’esposto è stato «un metodo ignobile di fare politica», ma allo stesso tempo ribadisce l’amarezza per la scelta, avallata dall’attuale Giunta alla fine dello scorso anno, di costituire il Comune parte civile nel procedimento. «Quando il sindaco Dal Cero era in minoranza mi ha espresso solidarietà, dicendomi che si dissociava dall’esposto della consigliera del suo gruppo, poi da sindaco ha convinto la Giunta ad agire diversamente facendo spendere soldi inutilmente ai cittadini. Il nostro impegno primario», conclude Peretti, «è sempre stato sistemare l’area Castello». Per l’avvocato Tirapelle, difensore degli ex amministratori, «si chiude una vicenda pesante, che ha segnato moralmente i miei assistiti», del cui buon operato, assieme a quello dell’architetto Carloni, «avevo l’assoluta certezza». Da qui anche la strategia difensiva di chiedere il giudizio immediato rinunciando all’udienza preliminare per abbreviare il percorso processuale, poi comunque segnato da vari rinvii dovuti anche allo sciopero degli avvocati penalisti e al Covid. Nella mattinata di ieri, prima di sapere l’esito dell’udienza, il sindaco Dal Cero si era detto «molto sereno, qualsiasi cosa succeda», difendendo la scelta di costituire il Comune parte civile per «vedere se ci sono responsabilità» pur ritenendo che l’intera vicenda riguardasse «più l’agone politico che quello giudiziario». •

Katia Ferraro

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