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Morti due residenti Il paese è in lutto

L’ospedale di Negrar dove sono morti i due residenti di Cavaion
L’ospedale di Negrar dove sono morti i due residenti di Cavaion
L’ospedale di Negrar dove sono morti i due residenti di Cavaion
L’ospedale di Negrar dove sono morti i due residenti di Cavaion

Cavaion in lutto. Per la morte, in pochi giorni, a causa del coronavirus di una novantenne e di un settantenne molto conosciuto in paese, deceduti rispettivamente il 18 e il 23 all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Erano ricoverati nella struttura ospedaliera in Valpolicella per l’aggravarsi delle loro condizioni di salute dopo aver contratto il Covid-19. «L’intera comunità sta soffrendo, è un momento molto difficile», spiega la sindaca di Cavaion, Sabrina Tramonte. Nel suo comune sono 16, a ieri, le persone risultate positive al coronavirus. «Ogni giorno ci passano davanti numeri, dati e tabelle, grafici e aggiornamenti», continua. «Ma questi numeri sono persone che stanno male e vengono ricoverate, persone che non ce la fanno e ci lasciano. È davvero una situazione molto pesante». Al dolore delle famiglie coinvolte dai due lutti, infatti, a quello dei parenti e degli amici più stretti, si unisce anche quello di una piccola comunità - gli abitanti nell’intero comune cavaionese sono circa 6mila - in cui le parentele s’intrecciano, le amicizie pure e tutti si conoscono. «Per le famiglie colpite direttamente in questi giorni è un momento difficile, sia per la malattia in sé sia per le situazioni di distanza che si creano nella rete familiare», continua Tramonte. «Questo virus ci allontana e ci isola. I malati sono soli e i loro cari vivono ore, giorni, settimane di grande sofferenza senza poterli né vedere né salutare un’ultima volta in ospedale. Mai come ora, però, possiamo davvero sentirci comunità: possiamo inviare alle famiglie dei deceduti tutto il nostro affetto, come sta già avvenendo con numerosi messaggi di vicinanza che stiamo raccogliendo, e possiamo anche dimostrare comprensione e responsabilità stando a casa». La sindaca di Cavaion si appella oggi più che mai al senso civico dei suoi concittadini. «Chi è in salute e in forze può respingere il virus rispettando le regole imposte, limitando al massimo le uscite fuori casa, non cercando cavilli, pieghe normative o altro pur di svicolare. C’è una cosa sola da fare: rimanere a casa. Torneremo a correre, a passeggiare, ad andare in bicicletta o ad allenarci in palestra. Potremo andare ovunque. Ma adesso dobbiamo solo evitare derive come quelle viste nel bergamasco, dove non ci sono nemmeno più posti per le sepolture». •

C.M.

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