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Liliana Pincini, la single con i bambini nel cuore

Ivano Maffezzoli a Palazzo Pincini Carlotti
Ivano Maffezzoli a Palazzo Pincini Carlotti
Ivano Maffezzoli a Palazzo Pincini Carlotti
Ivano Maffezzoli a Palazzo Pincini Carlotti

«Era una single simpatica, intelligente, istruita, una paziente che non disturbava mai, una persona generosa e altruista». Così la ricorda il dottor Gian-Paolo Rossi, 86 anni, originario di Pavullo nel Frignano (Modena) approdato a Garda nel 1999, dove sostituì per un anno il medico del paese, che era morto, per poi aprire uno studio libero con specializzazione in cardiologia e pediatria. Tra i suoi assistiti c’era anche la signora Liliana Pincini (1923-1999) nota a Garda proprio per il suo amore verso il prossimo. «Alla sua morte», ricorda il lontano cugino Ivano Maffezzoli (il padre Ettore era secondo cugino della nonna di Liliana Giuseppina Recchia), «lasciò a Garda tutti i suoi beni. Nel testamento notarile del 1999, che riporta quello olografo del 1976, nominò “mio erede universale il Comune di Garda”. “Lascio”, scrive, “a titolo di legato... a mia madre - Elena Salier Pincini - l’usufrutto della mia proprietà immobiliare, nonché la proprietà di tutti i beni mobili (già appartenenti a lei per la maggior parte), arredamento, casa, mobili, libri quadri ecc., compreso denaro, eventuali titoli“». IL COMUNE di Garda, dice Maffezzoli, destinerà la sua casa, niente meno che Palazzo Pincini Carlotti, “e gli Olivai (o la rendita del capitale nel casi si ritenesse conveniente procedere alla alienazione) a centro ricreativo per ospitare, particolarmente nel periodo estivo, bambini che i genitori al lavoro sono costretti a lasciare incustoditi per piazze e strade. Con le rendite del mio patrimonio”», continua a leggere Maffezzoli, ”il Comune dovrà istituire una borsa di studio annuale a favore di uno o più studenti (o studentesse) residenti in Garda, da assegnare con criteri di merito e bisogno. La borsa di studio sarà intitolata a Recchia Giuseppina”». Il Comune ha particolarmente esaudito quest’ultimo desiderio. Liliana nacque il 2 giugno 1923 e morì il 24 novembre 1999. Anche nel 2017 l’amministrazione ha proposto il bando di concorso, la quindicesima edizione - per conferire quattro borse di studio, intitolate proprio a Giuseppina Recchia, riguardanti l’anno scolastico 2016 -’17, destinate a studenti capaci e meritevoli residenti a Garda, anche extracomunitari, ma tutti provenienti da famiglie con minori redditi. «Un modo per contribuire a consentire a chi ha scarsi mezzi economici ma si impegna e si distingue per i risultati, ad avere maggiori risorse per lo studio», come precisato dall’assessore alla cultura Ivan Ferri. Nel testamento seguono le altre destinazioni. «È bello», rimarca Maffezzoli, «che la sua dimora, allora un palazzo circondato da un giardino che occupava l’attuale piazza Carlotti, sia stata destinata dal Comune proprio a “casa della cultura” ove si tengono vari eventi, mostre anche fotografiche». UNA DESTINAZIONE che evoca una passione di quella donna alta, sobriamente vestita che aveva l’hobby della pittura. «Usando oli, tempera, pastello, matite», precisa Maffezzoli, «dipingeva vari soggetti, ma non li ricordo e non possiamo conoscerli perché alla sua morte i quadri sparirono con molti mobili e altri oggetti di valore. Sono ignoti gli autori di quel gesto ma resta il fatto che molte sue cose se ne sono andate con lei». Su quelli che potevano essere i soggetti artistici, Ivano rammenta una confidenza: «Avevo 12 anni e lei 35 quando mi confidò della sua difficoltà a dipingere o a disegnare le mani. Eravamo in una grande sala. Alle pareti c’erano anche suoi quadri ma allora non ero interessato e non li memorizzai». Nel testamento olografo si legge, come dicevamo, del suo desiderio di aiutare i bambini. Anche nello studio: «A 7 anni», prosegue Maffezzoli, «avevo molte difficoltà a scuola. Mia madre, Ada Dall’Agnola , le chiese un consiglio e lei le rispose che ero troppo giovane per frequentare quella classe. Sono infatti nato il 18 dicembre ed ero già in quarta! Il suo consiglio fu di farmi ripetere l’anno: una bella idea perché poi proseguii con eccellenza». Quell’acume dimostrato per il lontano cugino evidenzia proprio l’interessamento di Liliana Pincini all’istruzione, un diritto di tutti coloro che lo meritano, anche delle «studentesse» esplicitamente nominate nel testamento. «Già allora la sua mente aperta non faceva distinzioni di genere. Ritengo sia bene ricordarla perché era speciale. Non pensò mai solo a se stessa e alla sua famiglia, ma ebbe sempre a cuore il bene della comunità». PROSEGUE IL MEDICO: «Non si sposò mai. L’unico uomo con cui ebbe una profonda amicizia fu il suo parente Gustavo Maffezzoli. Era intelligente ed istruita, parlava perfettamente il francese essendo stata lunghi periodi in Francia per studiare pittura». Anche il dottor Rossi parla dei quadri «ma non li ricordo. Sono tutti spariti dopo la sua morte, quando la sua casa rimase spoglia anche di stupendi mobili». E torna alla sua generosità: «Elesse erede universale il Comune rivolgendo un pensiero speciale ai bambini, soprattutto a quelli di merito ma in difficoltà economiche». •

Barbara Bertasi

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