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Le gemelle maltrattate in casa Tutta la scuola si è mobilitata

Una vista dall’alto del lago di Garda
Una vista dall’alto del lago di Garda
Una vista dall’alto del lago di Garda
Una vista dall’alto del lago di Garda

Insegnanti, bidelli, dirigente scolastica e la psicopedagogista dello Sportello benessere, il servizio di assistenza di insegnanti, studenti, genitori, istituito dall’Ulss 9, ex Ulss 22: tutti si sono mobilitati per le due sorelle, salite agli onori della cronaca dopo che la procura di Verona ha chiesto il rinvio a giudizio per il padre e la compagna con l’accusa di maltrattamenti. Erano tutti preoccupati nell’istituto per le due studentesse delle medie che manifestavano evidenti segni di malessere durante la loro frequenza a scuola un paio di anni fa. È quanto emerge dallo Sportello benessere del lago che ha competenza su tutta la sponda veronese. Adesso le due ragazze sono alle superiori, non vivono più nella casa del padre con la compagna e sono state affidate ai servizi sociali. «Tutto è iniziato un paio di anni fa», dicono dal centro di assistenza sul lago, «quando le insegnanti delle medie si sono accorte che le due ragazzine restavano in disparte anche durante la ricreazione». Non era solo quello il sintomo del loro malessere: «Avevano sempre fame», continuano, «e spesso non indossavano un abbigliamento adeguato alla stagione». Una delle due gemelle poi «scoppiava a piangere in classe improvvisamente e senza motivo». Un altro campanello d’allarme era rappresentato dalla loro mancata partecipazione alla gita scolastica. «Ci siamo così attivati con la famiglia, un normale nucleo ben radicato sul territorio di residenza per comunicare al padre che la scuola era dotata di un fondo in grado di sopperire alla spesa per l’escursione», racconta ancora la psicopedagogista del centro sulle sponde del lago di Garda. Il genitore ha risposto che in realtà, non era un problema di soldi ma «di punizioni in quanto le gemelle venivano spesso castigate perché considerate vivaci da padre e compagna», rivela ancora la dottoressa dello sportello benessere. Una situazione diventata sempre più pesante anche perché le due minorenni avevano paura a parlare con chiunque oltre ad «avere un rendimento scarso e un grosso problema di attenzione durante le lezioni» rivela ancora la dottoressa Rossi. «Siamo poi venuti a sapere che qualche volta la nonna materna veniva fuori da scuola al termine delle lezioni ad aspettare le due nipotine alle quali portava da mangiare perché seriamente preoccupata delle loro condizioni». La dirigente scolastica ha così convocato il padre, la compagna e la nonna proprio per comunicare lo stato di malessere delle due minorenni. La situazione, però, non sarebbe cambiata tanto che poi le due ragazzine sono state affidate ai servizi sociali. Le segnalazioni, quindi, sono partite dalla scuola anche se, precisa la psicopedagogista, «non mi schiero di certo sull’accusa di maltrattamenti formulata dalla procura: tocca alla giustizia fare il suo corso e valutare la condotta dei due genitori in termini strettamente penali». Il padre naturale delle ragazzine insieme alla compagna dovranno apparire presto in tribunale per rispondere dei presunti maltrattamenti subito dalle due minorenni anche se durante la fase delle indagini, la procura aveva chiesto l’archiviazione del procedimento poi non accolta dal gip. È stato proprio il giudice a riaprire il fascicolo e ad imporre la formulazione dell’imputazione coatta. I due genitori si sono sempre dichiarati estranei ai fatti, incolpando i parenti della madre delle due ragazzine morta alcuni anni fa. A tal proposito, si precisa come richiesto dallo stesso legale che l’avvocato Anna Lotto «è solo curatore speciale delle minori nominata solamente a seguito della opposizione presentata da terzi e di non rappresentare alcun parente delle stesse». •

G.CH.

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