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Lago di Garda

Lavarello, pescatori arrabbiati: «In cinque anni così sparirà»

Sono preoccupati per il divieto di ripopolamento del coregone che da circa due anni non viene più immesso nelle placide acque del più grande lago d’Italia.
Il prelibato lavarello da due anni non viene più immesso, dopo cento anni, nelle acque del lago di Garda
Il prelibato lavarello da due anni non viene più immesso, dopo cento anni, nelle acque del lago di Garda
Il prelibato lavarello da due anni non viene più immesso, dopo cento anni, nelle acque del lago di Garda
Il prelibato lavarello da due anni non viene più immesso, dopo cento anni, nelle acque del lago di Garda

Preoccupati, basiti, sfiduciati. I pescatori professionisti del lago di Garda, un centinaio suddivisi tra le tre sponde del Benaco, non sanno più a che santi affidarsi, visto il silenzio assordante che arriva dalle istituzioni. Sono preoccupati per il divieto di ripopolamento del coregone, più conosciuto come lavarello, che da circa due anni non viene più immesso nelle placide acque del più grande lago d’Italia.

Normativa europea

La colpa è della normativa europea, entrata in vigore a gennaio, che impedisce, a dispetto di quanto avveniva in precedenza, singole deroghe da parte delle Regioni per immettere il coregone che nel Garda esiste da più di un secolo (dal 1918 e proveniente dal lago di Costanza) e oggi vale quasi l’80 per cento del pescato. «Di questo passo fra cinque anni», affermano i professionisti della pesca, riuniti a Manerba, «saremo senza lavarello, con tutte le problematiche connesse che toccano ovviamente anche il comparto turistico della ristorazione e delle pescherie».

Gli habitat naturali

Ma perché si è arrivati a tanto? Va detto che la normativa europea è stata varata per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali delle specie di flora e di fauna minacciati. Una legge che pertanto ordina d’immettere nelle nostre acque dolci lacustri solo fauna ittica autoctona, ovvero nativa del XVI secolo, imponendo il divieto d’inserire nelle lago specie considerate «alloctone» (aliene) le quali porterebbero ad una sorta di stravolgimento della biodiversità. Da qui il divieto, da parte dei centri ittiogenici (incubatoio) presenti sul Garda, d’immettere uova di coregone nel lago.

«Ciclicamente, fino alla chiusura di due anni fa dell’incubatoio di Bardolino, facevamo questo tipo di operazione», spiega Riccardo Cristini dell’associazione Pesca Sportiva di Bardolino. «Adesso che avremmo anche i soldi per proseguire con questa tradizione, grazie all’autofinanziamento prodotto con la Festa dell’Uva e del Vino Bardolino, non lo possiamo più fare complice la normativa in vigore. Pensare che il coregone possa stravolgere la fauna del Garda, dopo cent’anni di vita nello stesso lago, a tutti noi risulta quanto mai anacronistico».

Pesca e lavoro

Cosa fare? «Sinceramente non ne abbiamo la più pallida idea», conclude Cristini. «Il lavarello è stato introdotto nel Garda per stimolare pesca e pescicoltura. Queste erano attività che assicuravano lavoro e disponibilità alimentare per una popolazione in forte aumento», spiega Filippo Gavazzoni vice presidente della Comunità del Garda.

«Adesso è catalogato come specie alloctona invasiva e come tale, per le normative vigenti, non può essere né riprodotto né immesso. Mancano però studi scientifici specifici che possano avvalorare che abbia creato uno stravolgimento della biodiversità e non dobbiamo illuderci di poter cambiare la legge senza motivi scientificamente comprovati. L’unica possibilità è chiedere una deroga che potrebbe essere concessa solo se Veneto, Lombardia e Trentino s’impegnassero in un piano definitivo di studio della biomassa ittica, in cui inserire opere di rinaturazione. Il lavarello ormai è ben acclimatato nel Garda e si riproduce da solo. Per questo mi sento di dire che seppure non autoctono, dopo oltre un secolo questa specie sia da considerare almeno parte della nostra storia. Ripeto però che per avvalorare il mio pensiero è necessario predisporre e finanziare un adeguato studio scientifico», conclude Gavazzoni.

Patrimonio gastronomico

«Io darei la cittadinanza onoraria al coregone, altro che divieto di immissioni di uova nel Garda», sorride Livio Parisi, ex sindaco di Brenzone, cultore di storia locale ed esperto di cucina gardesana, in particolare del pesce del Benaco. Assieme alla moglie, nel 2004 ha aperto sul porticciolo di Castelletto «l’Osteria al Pescatore». «Il pesce di lago è un patrimonio di enorme valore, uno degli aspetti più significativi della nostra cultura e cucina gardesana. È molto richiesto nei nostri ristoranti dalle migliaia di turisti. Più della stessa trota che ha una grande immagine ma una richiesta minore a tavola».•.

Stefano Joppi

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