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Lago di Garda secondo solo a Riccione: «Ecco il segreto del successo»

La Riviera romagnola è l’unico territorio a far meglio per numero di arrivi a livello nazionale. Undici Comuni gardesani fra i top 30 in Italia. L’Osservatorio: «Merito della posizione, delle strade e dell’imprenditoria locale»
Spiaggia. Un’immagine estiva di bagnanti lungo le spiagge del Garda
Spiaggia. Un’immagine estiva di bagnanti lungo le spiagge del Garda
Spiaggia. Un’immagine estiva di bagnanti lungo le spiagge del Garda
Spiaggia. Un’immagine estiva di bagnanti lungo le spiagge del Garda

Solo Rimini e Riccione e la loro Riviera romagnola fanno meglio del lago di Garda. L'ultimo Rapporto sul Turismo Italiano 2020-2022 di Cnr e Iriss (Consiglio nazionale delle ricerche e Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo) ha confermato la centralità della destinazione Garda nel contesto turistico nazionale.

Tre i podi per il lago, al secondo posto per arrivi dopo la Riviera romagnola e al terzo dopo Riviera romagnola e Costa del Veneto sia per numero di pernottamenti che per capacità ricettiva con oltre 241mila posti letto.

Undici comuni gardesani tra le località più frequentate

Ben 11 comuni gardesani compaiono tra le 30 località con il maggior numero di presenze (primi 10 per ciascuna regione). Nella graduatoria sono comprese ovviamente le grandi città come Venezia, Milano, ma anche Verona e Brescia. Tra i dieci comuni veneti in classifica generale, tre si affacciano sul lago di Garda: si tratta di Lazise (sesto), Peschiera (settimo), Bardolino (ottavo). Segue Verona in nona posizione nella classifica per valori assoluti. Sulle altre sponde del lago, Riva e Arco la fanno da padrone in Trentino-Alto Adige. Riva è al primo posto assoluto.

Ma quali sono le ragioni di questo successo? «Il percorso non è stato improvviso, si è avuta una maturazione negli anni», risponde Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto, tracciando un excursus dalle prime forme di villeggiatura che negli anni Trenta interessarono la sponda lombarda: «I primi turisti furono gli inglesi, che venivano mandati dai loro medici per questioni di salute e benessere, poi tra gli anni Cinquanta e Sessanta il turismo si estese alla costa veneta e da lì è stato un continuo crescendo».

Erano gli anni del boom economico e anche l'economia lacustre cominciava a cambiare volto con il passaggio dalla pesca e dall'agricoltura al settore terziario, con l'apertura dei primi campeggi e alberghi che attiravano prevalentemente tedeschi. «L'attrattiva del Garda era ed è legata al potenziale balneare, al fatto che siamo vicini alla Germania e con quattro-sei ore di auto siamo raggiungibili», prosegue De Beni.

Dalle strade alle strutture ricettive: il caso Garda è oggetto di studio

Giovanni Gregorini, professore ordinario di Storia economica all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e neodirettore dell'Osservatorio per il turismo sul lago di Garda (Otg, nato dalla collaborazione tra Università Cattolica e Comunità del Garda) aggiunge all'analisi le trasformazioni infrastrutturali e il ruolo dell'imprenditorialità. «Le strade che circondano il lago, oggi inadeguate, sono state in passato frutto di investimenti importanti per determinare i dati che vediamo», spiega, riscontrando di pari passo la «diversificazione delle strutture di accoglienza, tutte comunque orientate verso il turismo del lusso».

Comprendere nascita ed evoluzione del turismo gardesano è uno degli obiettivi dell'Otg. «Il nostro ateneo ha ottenuto fondi del Pnrr per finanziare una ricercatrice che studierà la storia del turismo sul Garda, documentando anche come si è arrivati a questi numeri», anticipa Gregorini. Nel corso dell'estate l'Otg condurrà inoltre la prima indagine statistica e sistemica sui turisti che scelgono le località del Benàco, somministrando questionari mirati agli ospiti delle diverse strutture ricettive per tracciare il loro profilo, le motivazioni che orientano le loro scelte, la valutazione del soggiorno, i bisogni soddisfatti e attesi. Lo studio sarà guidato dal professor Valerio Corradi, esperto di psicologia del turismo, e approfondirà le tendenze della domanda turistica sul lago di Garda.

Il rovescio della medaglia

C'è però anche il rovescio della medaglia, menzionato sia da De Beni che da Gregorini: l'“overtourism“, il fenomeno del sovraffollamento turistico. «Siamo arrivati a un momento in cui dobbiamo essere molto attenti, frenando ulteriori sviluppi turistici, perché di sovraturismo si può anche morire», osserva De Beni, ricordando che una grossa fetta di presenze viene assorbita anche dagli affitti brevi, che «negli ultimi cinque anni hanno raddoppiato il potenziale turistico: si parla tanto di sostenibilità e anche il turismo deve averla: se viene infranta, alla lunga il Garda potrebbe diventare una destinazione bollata come località caotica, affollata, fonte di stress e perciò evitata», rimarca De Beni.

«Conoscere i turisti, il loro mondo e la loro cultura attraverso lo studio che faremo significa anche poter gestire l'overtourism orientando le strategie di promozione», spiega Gregorini. «Speriamo che l'Osservatorio aiuti la politica locale come servizio su questi temi e sulla sostenibilità ragionando con elementi in più. Talvolta», conclude, «pretendiamo dalla politica delle scelte che non sono fondate su studi scientifici o approfondimenti specifici: noi vogliamo offrire questo».

Katia Ferraro

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