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La veterana Rosella: «Il nostro mondo sparisce così»

Rosella Orlandi sulla sua barca qualche anno fa
Rosella Orlandi sulla sua barca qualche anno fa
Rosella Orlandi sulla sua barca qualche anno fa
Rosella Orlandi sulla sua barca qualche anno fa

Stroncato durante una delle tante uscite con l’amico, il 77enne di Porto Mantovano che ieri è partito dal porto di Pacengo in barca, si è spento a largo della località Fornaci, nella frazione di San Benedetto di Lugana a Peschiera del Garda, in uno dei luoghi simbolici per il mondo della pesca arilicense. Il suo corpo, ormai privo di vita, è stato portato proprio nella zona dove per tanti anni pescatori e uomini di lago uscivano e rientravano con le loro barche. Un luogo animato dalla pratica peschereccia per tanto tempo e affiancato da quella turistica da qualche decina di anni. È una di quelle zone, la località Fornaci, che in alcuni punti ricorda i villaggi dei pescatori, con le loro case a ridosso dell’acqua, spesso colorate con delle tinte pastello. Oggi le cose sono molto cambiate, ma dal porto delle Fornaci c’è chi esce ancora a pescare. «Erano tre i porti dai quali partivano i pescatori», ricorda Rosella Orlandi, storica esperta di pesca del lago di Garda, «molti uscivano dalle Fornaci, io partivo dai Bergamini, uno dei miei zii pescatori, invece, dai Cappuccini». Appresa la tragica notizia del pescatore deceduto qualche ora prima, Rosella, vero punto saldo della pesca arilicense per molti anni, racconta che il lago di Garda e il mondo della pesca sono profondamente cambiati, ecco perché dall’inizio del 2020 si è fermata, non getta più le sue reti in acqua. «MI SONO RITIRATA all’ultimo dell’anno», racconta Rosella. «Hanno rilasciato troppe licenze, hanno massacrato quelli che lavorano davvero». Dai porti di tutto il lago escono molte persone, ma quello che da tempo denunciano i volti «storici» di questo mondo, è la noncuranza da parte di molti di questo mondo. Una denuncia che da anni cerca di ottenere delle regole più rigide e delle selezioni serrate per il rilascio delle licenze. Pena la scomparsa di questo mondo fatto non solo dal puro aspetto commerciale della vendita di pesce di lago. I paesi rivieraschi sono pieni di pescatori, di storie e tradizioni da conservare. A Peschiera del Garda c’è anche un museo dedicato alla pesca e alle tradizioni lacustri ed è gestito dall’associazione Amici del Gondolin. Qui ci sono conservati moltissimi ricordi, foto, oggetti e imbarcazioni del passato. Rosella in barca ha speso quasi tutta la sua vita, da quando aveva 14 anni a qualche mese fa, prima di compiere i 75. Non sono valsi a farle cambiare idea la grande riconoscenza nei suoi confronti da parte non solo degli arilicensi, ma anche di tanti altri che l’hanno conosciuta in Veneto e Lombardia, non sono bastati nemmeno i riconoscimenti come quello del 2015, quando catturò l’attenzione del presidio slow food e le venne chiesto di preparare il suo pesce al Palazzo delle acque, a Venezia. Purtroppo, non è sufficiente essere tra le persone più apprezzate sul lago di Garda per la preparazione del pesce di lago, perché questo mondo sembra ormai essere finito sotto attacco, uno dei più feroci: la perdita di tradizioni, amore e passione per l’acqua, per la sua vita, per il suo mantenimento. «I pesci sono come noi», conclude Rosella, «se vedono che le cose non vanno, si ammalano e se ne vanno». Lei, come molti, come quel pescatore che si è spento ieri mattina non molto lontano da dove usciva Rosella, che ancora oggi sentono il richiamo all’acqua, al lago di Garda, sono un bene da custodire. •

A.O.O.

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