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La forza del silenzio

Camilla Madinelli L’arte come linguaggio universale, da vedere e sentire. La pittura come modalità espressiva che passa anche da chi non sente dalla nascita. È il caso della pittrice sorda Sofia Ines Musumano, a 24 anni la più giovane allieva del corso di pittura alla Scuola d’arte Paolo Brenzoni di Sant’Ambrogio di Valpolicella. La sua mostra personale, dal titolo «I colori che sento», organizzata dal Comune di Cavaion nelle sale della biblioteca civica in corte Torcolo, ha aperto i battenti il 16 dicembre e prosegue fino al 4 febbraio. Si può visitare, a ingresso libero, negli orari di apertura della biblioteca: lunedì, martedì e giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30, venerdì e sabato dalle 9 alle 12. L’inaugurazione, durante la quale Musumano è stata presentata dalla direttrice della Scuola d’arte, Beatrice Mariotto, dalla sindaca Sabrina Tramonte e dal cavaionese Niki Leonetti del progetto «Si può fare», è stata una grande, partecipata, toccante festa. Tanto emozionata, l’artista si è espressa pochissimo e ha preferito lasciare agli altri il compito di illustrare lei e la sua arte. E c’è stato molto di che commuoversi per tutti, di fronte al talento di Sofia Ines e al suo modo di guardarti e guardare il mondo attorno a sé a partire alla sua famiglia di musicisti che ha lasciato l’Argentina per l’Italia. IL PADRE MIGUEL ANGEL, compositore, direttore d’orchestra e coro, pianista e organista, ha diretto la corale San Gaetano di Sega nell’esecuzione di alcuni canti, a voce e nel linguaggio dei segni (Lis) per la cui diffusione Sofia Ines è un’ambasciatrice insieme ai suoi cari. Le sorelle minori, Ana Clara e Maria Gioia, hanno suonato clarinetto e flauto. La mamma Adriana ha svelato com’è la vita insieme alla figlia primogenita: «Sofia Ines è un grande dono, ha unito la nostra famiglia e ci mostra continuamente la bellezza della sordità». Proprio così: altro che disabilità. «Sofia è una ragazza speciale», conferma Mariotto. «La sua sordità le ha permesso di sviluppare una sensibilità particolare nel percepire la realtà, con grande libertà». Del resto, sottolinea Antonella Paternò Rana, che sostiene la mostra a Cavaion e la pittrice con la Fondazione Rana, «Sofia è un’artista, la sordità viene dopo Ha passione e volontà, è determinata. Ci parla attraverso le sue tele, i colori, le forme, offrendoci un ponte per avvicinarci a lei e al tempo stesso avvicinarci più a noi stessi». Pittura e musica non sono mai state così unite come ne «I colori che sento», la mostra di una pittrice sorda che per cui la musica è unicamente movimento delle mani, sguardi, sorrisi. NON POTEVA mancare la danza, allora, per farla completa: delicate le coreografie della ballerina Stefania Fuss. A tradurre i discorsi nella lingua dei segni per Sofia Ines e le persone sorde, invece, c’era Manuela Giuliani. Il pubblico ha guardato, imparato, applaudito. Sempre in silenzio. Una bella lezione per noi, abituati a esprimerci rumorosamente in un mondo rumoroso a sua volta. «Sofia ci allaga con la sua bellezza interiore e ci insegna a credere nei miracoli», conclude il papà. Sulle pareti della biblioteca civica i quadri mostrano uno dei tanti modi di comunicare. Ci sono volti e occhi sbarrati, orti, ponti, abbracci, mani grandi. C’è anche una Natività di Gesù, perfetta per dicembre. «Nel periodo natalizio, nell’ambito delle attività della biblioteca, è tradizione ospitare giovani artisti per dare loro la possibilità di farsi conoscere», spiega la sindaca Tramonte. «Quest’anno con Sofia Ines Musumano al valore creativo dell’opera si aggiunge un valore ulteriore, cioè la diffusione della lingua dei segni per fare in modo che la nostra comunità sia sempre più inclusiva». •

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