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Il sindaco: «Urgente avere medici»

Un medico di famiglia  mentre ausculta una paziente
Un medico di famiglia mentre ausculta una paziente
Un medico di famiglia  mentre ausculta una paziente
Un medico di famiglia mentre ausculta una paziente

Medici di base in via d’estinzione, in Valdadige. E a farne le spese sono i cittadini delle frazioni di Dolcè, comune racchiuso tra le montagne, lungo 26 chilometri che confina con il Trentino e conta 2.650 abitanti. Per molti di loro, anziani in particolare, non avere vicino a casa, ma solo a molti chilometri di distanza, un servizio primario come il medico di famiglia, quello da cui andare per una visita urgente in caso di malattia o per la prescrizione delle ricette, è un disagio molto serio che sta diventando sempre più pesante da sopportare. Il primo febbraio il neo presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 9, Gianluigi Mazzi, ha portato all’attenzione dei responsabili dell’Azienda socio sanitaria il problema della carenza di medici, che riguarda vari comuni ed è molto sentito dalla gente. «Un problema di non facile soluzione, che richiede l’impegno di tutti», avvisa il sindaco di Dolcè, Massimiliano Adamoli, che lancia l’appello alle istituzioni per quanto sta succedendo nel suo territorio dopo il pensionamento di un medico e per la riduzione di ambulatori da parte di un altro. Il primo cittadino di Dolcè ha scritto non solo al presidente Mazzi e al predecessore Flavio Pasini, ma anche al direttore generale dell’Ulss 9, Pietro Girardi, all’assessore alla Sanità del Veneto Manuela Lanzarin e al ministero della Sanità. LA SITUAZIONE. A Dolcè e nelle frazioni di Ossenigo, Peri, Ceraino e Volargne, viste le notevoli distanze tra i paesi, il servizio di medicina generale è finora stato coperto da due medici di base: uno a nord, a servizio di Ossenigo, Peri e il capoluogo, l’altro a sud, per Ceraino e Volargne. Ora, però, la situazione ha preso una brutta piega. Il medico che copriva la zona sud, il dottor Romano Zecchinelli, è andato in pensione e il servizio è stato accettato soltanto da una dottoressa neolaureata, che sta frequentando la scuola di specializzazione e il cui incarico è temporaneo. Per quanto riguarda la zona nord, Peri e Ossenigo sono scoperti: per motivi personali, da circa tre anni il dottor Carlo Buffatti ha lasciato gli ambulatori periferici e ha mantenuto solo quello a Dolcè. «L’Ulss ha cercato di ripristinare l’attività nelle due frazioni, ma nessun medico ha accettato l’incarico», spiega Adamoli. «Ossenigo risulta coperto solo il mercoledì mattina, quando riceve il medico Gian Paolo Mastella che presta servizio a Brentino Belluno, al quale va il nostro grazie. La frazione di Peri è totalmente scoperta, così come Ceraino. Per Volargne ora c’è la dottoressa, ma non in via definitiva. Bisognerebbe almeno dare la possibilità in via continuativa, ai medici neolaureati, di lavorare e nello stesso tempo portare a termine la specializzazione», continua Adamoli. Il problema più grande per i suoi concittadini, segnala, sono gli spostamenti. E dici poco. «La mancanza di servizio essenziale come quello del medico di famiglia, costringe le persone a percorrere molti chilometri per essere assistite e gli anziani sono i più penalizzati». LA RICHIESTA. A questo punto il sindaco di Dolcè non ha dubbi: occorre un deciso intervento da parte di organi superiori competenti per l’inserimento del Comune di Dolcè in «zona disagiata». È questa la richiesta che ha inoltrato nella lettera inviata al direttore generale Girardi, alla Donazzan, in Regione, e al ministro. Inoltre, continua Adamoli, «bisognerebbe offrire un concreto incentivo economico ai medici, affinché possano accettare l’incarico nelle zone periferiche. Un incentivo che potrebbe essere d’aiuto, anche, nell’assumere personale infermieristico di supporto al lavoro ambulatoriale». •

Camilla Madinelli

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