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Torri

Il professionista ribatte al sindaco: «Il divieto ai sub non serve, gli incidenti ci saranno sempre»

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Luca Pallaver durante un'immersione
Luca Pallaver durante un'immersione
Luca Pallaver durante un'immersione
Luca Pallaver durante un'immersione

«Lo stop alle immersioni serve ad attirare l’attenzione sul problema dei morti in acqua, ma non è certo una soluzione. Così, semplicemente, i sub si sposteranno al di fuori dei confini di Torri e gli incidenti continueranno ad accadere». A parlare è il quarantanovenne istruttore di subacquea Luca Pallaver, che commenta così l’interdizione, almeno per quattro mesi, delle immersioni decretata dal sindaco di Torri Stefano Nicotra alcuni giorni fa.

Pallaver, è un professionista sommozzatore e fa questo per mestiere, ha cioè una partita Iva e fa operazioni subacquee. È pure un istruttore tecnico del settore. Si immerge per lavoro e non solo a fini ricreativi, ma a Torri fa parte di una scuola di diving, la «Dir Garda Lake». Tra l’altro è colui che ha riportato in superficie nel 2019 il cadavere di un giovane morto nelle acque di Torri mentre faceva un’immersione.

Dopo l’ennesima morte in acqua, il primo cittadino ha assunto una posizione drastica in attesa di discutere col prefetto di Verona, nell’ambito del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, «misure eventualmente restrittive che valgano su tutto il territorio provinciale», come ha specificato assieme al vicecommissario della polizia locale Domenico Tenca. Con l’ordinanza numero 34 «firmata martedì scorso in qualità di ufficiale del governo, oltre che come responsabile dell’area vigilanza e territorio», come hanno specificato dal municipio, il sindaco ha detto basta ai sommozzatori, almeno per ora.

Pallaver nel 2018 ha rischiato la propria vita nel lago «ma non per un malore, bensì per un errore tecnico», ha spiegato il quarantanovenne. Che ha aggiunto: «per fortuna a me è andata bene proprio perché ho sbagliato, non perché mi sono sentito male. Per questo sono ancora vivo». «Voglio dire che», ha aggiunto, «di solito, chi sta male non esce vivo dal lago di Garda. Il malessere e il dolore fanno perdere praticamente sempre il respiratore dalla bocca e il subacqueo in questo modo non riesce poi a risalire, o risale senza rispettare le tappe di decompressione. Il problema è tanto più grave quanto maggiori sono le profondità e quanto “tecniche” sono le immersioni». «Io ho avuto un problema tecnico con il mio rebreather (il respiratore a circuito chiuso o semi-chiuso che recupera e depura l’aria consentendo al subacqueo di respirare una corretta miscela e allungando la possibilità di permanenza sott’acqua, ndr) per un mio errore», ha sottolineato, «ho abbassato la guardia per la troppa confidenza con l’apparecchiatura e sono svenuto. Per fortuna ero a soli 5 metri di profondità, il mio compagno di immersione mi ha recuperato e oggi sono vivo e vegeto. E ho imparato la lezione. Purtroppo, invece, chi si sente male nel lago difficilmente si salva».

Quindi ha ragione Nicotra a vietare le immersioni, visto che sono pericolose? «No», ha risposto Pallaver. «Gli incidenti e i morti ci sono stati, ci sono e ci saranno. Ma la questione non si risolve vietando le immersioni perché la gente si sposterà e continuerà a fare immersioni». Dunque? «Ho parlato col sindaco di Torri, col quale siamo anche amici. So che lui non ha nulla contro i subacquei e che questo è un modo per attirare l’attenzione sul problema ma, così facendo, ottiene solo che i morti o gli incidenti si spostino fuori dei suoi confini comunali». Quale può essere, invece, la soluzione? «Nessuno ha la bacchetta magica», ha risposto Pallaver, «ma credo che da un lato una maggiore sensibilizzazione degli sportivi, dall’altro maggiore attenzione nelle visite mediche che devono essere più rigorose e, soprattutto, l’eventuale creazione di centri diving nei quali fare confluire i sub potrebbero essere un buon inizio. Se tutti i sub si immergessero in aree apposite ristrette, controllate dai centri diving, ci sarebbe maggior sicurezza per tutti e chi non sta bene o non produce documenti sanitari adeguati non si immergerebbe». In attesa di discutere la questione a livello provinciale, cioè davanti al prefetto di Verona, a Torri resta lo stop alle immersioni.

Gerardo Musuraca

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