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La prima predazione accertata

Il lupo ora è sul Baldo: vittime due alpaca a Tratto Spino

La prima predazione accertata
In primo piano l’alpaca ferito
In primo piano l’alpaca ferito
In primo piano l’alpaca ferito
In primo piano l’alpaca ferito

Sono arrivati anche sul Monte Baldo e lo si sapeva dopo l’incidente di cui rimase vittima un lupo lo scorso gennaio a Pazzon di Caprino travolto da un’auto.

Ora si sa che lasciano anche il segno sui domestici, con la prima predazione sull’Hortus Europae ai danni di due alpaca dell’azienda agricola Elalpaca di Mariana Olimpia Valcan. È avvenuta nella notte di martedì scorso, a Tratto Spino, all’arrivo della funivia di Malcesine, nei pressi del ristorante La Capannina, dove ogni estate, da otto anni, Mariana Olimpia e il suo compagno Luciano Guarnati portano un gruppo dei loro alpaca per attività di trekking con i turisti.

«Ce ne siamo accorti al mattino», racconta Luciano, «un capo maschio di cinque anni era a terra morto, lacerato nella parte posteriore dai morsi del predatore. Un altro di due anni era ferito, ma fortunatamente in modo non grave e curabile, con una porzione di pelle staccata dal fianco sinistro». Facevano parte di un gruppo di sette alpaca che durante l’estate stazionano stabilmente in vetta al Baldo, utilizzati per essere accompagnati dai turisti alla cavezza in escursioni di circa un’ora sul crinale del Baldo con vista lago. L’allevamento dell’azienda, con una ventina di capi, ha sede a Vezzane di Caprino, assieme a un piccolo gregge di pecore di razza Brogna.

«Oltre a questi capi in altura, teniamo anche due stalloni e il resto delle femmine gravide a Spiazzi di Ferrara di Monte Baldo. Qui il gruppo era recintato con paletti e quattro fili di fettuccia attraversata da corrente elettrica fino a un'altezza di 120 centimetri. In realtà il recinto non è tanto per evitare che escano gli alpaca quanto per non far avvicinare i cani che alcuni turisti tengono liberi. «Purtroppo non immaginavamo di doverci difendere dai lupi e non abbiamo preso provvedimenti per questo», riferisce Luciano. Il sopralluogo della Polizia provinciale, che ha eseguito i rilievi della predazione con il veterinario dell’Ulss, ha confermato che si è trattato di predazione da lupo, pare un unico esemplare. Gli agenti hanno anche consigliato una diversa sistemazione del recinto, che non era stato posato con l’intento di difendere il gruppo dalle predazioni.

 

DI NOTTE gli alpaca pascolano liberamente e di giorno, quando non sono impegnati nel trekking, riposano: «Alla luce di quanto è successo dovremmo prendere dei provvedimenti», aggiunge Luciano, che sta pensando a una cane pastore abruzzese e nell’immediato ha chiesto ospitalità al proprietario di Malga Zocchi di sopra: «Porterò gli alpaca al chiuso alla sera e li andrò a riprendere al mattino: è una mezz’ora di strada in più, una seccatura, ma se può essere utile a salvarli lo faccio. Non andrebbe bene che stessero al chiuso di notte, quando sono abituati a pascolare, ma la considero una soluzione provvisoria», dichiara.

Sulla predazione riconosce di essere stato colto alla sprovvista: «Non ce lo aspettavamo. Adesso dobbiamo capire se si tratti di un episodio isolato, di un lupo di passaggio, come ce ne sono stati altri in passato e che non si sono fermati, o se invece ci sia la possibilità che si formi in futuro un nuovo branco: in questo caso si fa tutto più complicato», ammette. Valuta il capo perduto almeno 3.000 euro: «prezzo di un alpaca adulto addestrato al trekking. Se fosse stata femmina il prezzo sarebbe ben più alto. Le alpaca hanno una gestazione lunghissima, di 12 mesi ed è giustificato il loro maggior valore», spiega. La loro azienda è stata recentemente premiata dalla Camera di commercio di Verona con un attesto di riconoscimento perché «l’imprenditrice, con un tocco di originalità, ha coraggiosamente reinventato il suo modo di fare agriturismo e allevamento in quota».

«Oltre al trekking estivo, lavoriamo la lana di alpaca che trasformiamo in berretti, sciarpe e calze che esponiamo nei nostri punti vendita sia a Caprino, a Spiazzi e a Tratto Spino. Lo stesso facciamo anche con la lana di pecora Brogna alla quale in futuro destineremo anche un caseificio per la lavorazione del latte. Per la nostra attività questa predazione è un bel danno e ci auguriamo che si fermi qui. Auspichiamo solo che ci sia un immediato intervento da parte delle autorità e una reazione di chi sulla montagna ci vive e lavora», conclude • .

Vittorio Zambaldo

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