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Il capo trenino ha oltre 80 anni ma la gioia di guidare è a mille

Renzo Rizzi con il suo trenino elettrico di Bardolino FOTO PECORA
Renzo Rizzi con il suo trenino elettrico di Bardolino FOTO PECORA
Renzo Rizzi con il suo trenino elettrico di Bardolino FOTO PECORA
Renzo Rizzi con il suo trenino elettrico di Bardolino FOTO PECORA

Ha più di ottanta anni ma imperterrito continua ad avere una voglia matta di passare le giornate sul trenino. A differenza dei tanti turisti, e non solo, che ogni giorno prendono posto sugli sgargianti vagoni, lui siede in testa, nella locomotiva e scarrozza per le vie del centro storico di Bardolino decine e decine di persone. Un’attività che dura da parecchi anni, con una stagionalità che supera abbondantemente gli otto mesi. «A dire il vero, sono in servizio perenne a Bardolino. Anche in inverno, sotto Natale», sottolinea Renzo Rizzi, il capotreno, dall’alto della sua età di tutto rispetto: 80 anni. Vulcanico, intraprendente, con lo spirito del conquistatore buono. «Il mestiere l’ho imparato da mio papà che girava con gli autoscontri in varie sagre e parti del Nord Italia. È lui che mi ha insegnato i trucchi del mestiere e soprattutto come far girare l’economia. Nessuna attrazione deve mai essere vuota e a ragione un trenino turistico non può girare con troppi posti a sedere liberi. Ne va dell’immagine. Come fare? Beh il mio trenino, elettrico, porta quaranta-cinquanta persone alla volta e per riempirlo applico un modello matematico dettato dalla logica. Qua e là, a più di un bambino che cammina per il paese, regalo qualche biglietto, oppure faccio fare un secondo giro a chi ha acquistato più di una corsa». Ma a fine serata i conti tornano? «Non faccio tutto questo solo per il guadagno. Certo, è un lavoro, ci sono dei costi fissi che vanno dal personale, alla concessione da pagare al Comune. Alla mia età però mi posso concedere più di una licenza. E vi assicuro che i sorrisi e la felicità dei bambini che salgono sul trenino non hanno prezzo. Mi sento il loro condottiero», continua Rizzi che insieme ai figli ha creato «l’impero» dei trenini turistici sul Garda. Già, perché oltre che a Bardolino, la piazza che attira più viaggiatori, i suoi mezzi viaggiano a Torri, Malcesine, Arco, Riva del Garda, Rovereto. Ma anche nel vicentino, sull’altopiano di Asiago. «Per un periodo ho fatto servizio anche a Soave, dove risiedevo, ma poi ho abbandonato. Non si prendeva più di venti euro al giorno. Quando sono venuto a Bardolino, più di dieci anni fa, e proposti l’idea di far circolare un trenino, più di uno mi ha preso per matto. Pensavano che sarei durato poco. Invece è stato un crescendo, anche per via di tutta una serie di servizi gratuiti resi al Comune. Vengo chiamato per portare gli anziani di Villa Serena a mangiare il gelato in paese, o i bambini dell’asilo per qualche gita primaverile sul territorio. Lo faccio più che volentieri», racconta mentre il suono del trenino si fa largo tra la folla. «Ad un certo punto, a suo tempo, devo aver dato fastidio a qualcuno, tanto che sono andati dal sindaco a protestare. Dicevano che il trenino a gasolio inquinava passando tra vie del paese e da qui è partito il nuovo bando municipale con l’obbligo di possedere un mezzo elettrico». Detto e fatto. «Oltre che a Bardolino, il trenino elettrico ce l’ho anche a Riva del Garda, gli altri sono tutti a gasolio. Quest’anno, per la prima volta, siamo partiti anche a Torri del Benaco. Il sindaco Nicotra l’ha voluto fortemente. Il problema», ride Rizzi, «è che per la corsa inaugurale ha voluto a tutti i costi guidare lui». Ma quante persone trasporta in una stagione? «Migliaia. Quante decine però non glielo dico. Il paese che dà più lavoro in assoluto è Bardolino, segue a distanza Riva. Malcesine? Lavoriamo tantissimo con i matrimoni, con il trasporto degli sposi e i loro invitati dal porto al ristorante». Nel complesso, com’è andata questa estate? «Beh, il Covid ci ha fatto tenere chiusi per molto tempo, poi la ripartenza è stata tutto in un leggero crescendo. In agosto c’è stato lavoro ma non superiore allo stesso mese dello scorso anno», conclude Rizzi che prima di salutarci ci allunga una decina di biglietti per salire in carrozza. Stupito per il nostro deciso ma cortese rifiuto, il capo trenino allargale braccia e commenta: «Lo facevo solo per l’immagine del trenino». •

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