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I segreti di West Star
per centinaia di curiosi

Il generale Gerardino De Meo alla presentazione di West Star
Il generale Gerardino De Meo alla presentazione di West Star
Il generale Gerardino De Meo alla presentazione di West Star
Il generale Gerardino De Meo alla presentazione di West Star

Si sono presentati in oltre duecento all’incontro «I segreti di West Star tra realtà e leggenda» organizzato dal gruppo alpini per il settantesimo anniversario di fondazione. Relatore è stato il generale di brigata Gerardino De Meo, ultimo comandante Nato di West Star. All’incontro ha partecipato anche il sindaco Roberto Bonometti, che ha spiegato che sono in corso le pratiche per l’accatastamento del bunker scavato nelle viscere del Monte Moscal: si tratta dell’ultimo atto burocratico prima della presa in carico di questa struttura da parte del Comune di Affi che l’ha acquisita, a titolo gratuito, con la normativa del federalismo demaniale.

Il generale De Meo ha ricordato che l’ex base Nato è stata progettata tra il 1959 e il 1960 e costruita tra il 1960 e il 1966. «L’opera è stata consegnata l’8 luglio del 1966», ha ricordato, «ha tre ingressi ed è stata concepita per resistere a esplosioni nucleari fino a una potenza di 100 kilotoni. È stata una base di telecomunicazione, che conteneva impianti molto sofisticati in grado di collegarsi con tutto il mondo e in costante contatto con il Pentagono. West Star è il suo nome in codice, che significa stella d’occidente. Nome scelto perché concepita in piena guerra fredda, per contrapporla al concetto di stella rossa».

«Quando la base era operativa», ha proseguito De Meo, «il suo mantenimento costava un milione di euro l’anno. Solo di energia elettrica si spendevano ventimila euro al mese. Nel 1996 è iniziato lo smantellamento degli impianti di comunicazione. Nel 2004 all’interno di West Star si è svolta l’ultima esercitazione. Tra il 2006 il 2007 è stata smobilitata».

Il generale De Meo sta collaborando con il Comune che vuole utilizzare come risorsa turistica questo enorme struttura che si sviluppa su tre piani con una superficie coperta di 13mila metri quadrati, 110 stanze per 3.800 metri quadri. Il bunker in caso di attacco atomico avrebbe dovuto garantire la sopravvivenza di oltre 300 persone, appartenenti ai vertici Nato, anche per più di un mese. Una cittadella sotterranea dove si lavorava 24 ore su 24. Sia i militari che i civili che hanno operato a West Star erano tenuti a mantenere il massimo riserbo e a non rivelare quali fossero i loro compiti.

«All’interno di West Star, dove in questi giorni stiamo effettuando i sopralluoghi con l’Arpav e lo Spisal», ha continuato De Meo, «non c’erano missili o materiale radioattivo. Le uniche armi erano quelle in dotazione ai militari al alvoro. Il sistema di sorveglianza comprendeva una rete di telecamere. West Star è stato uno degli obiettivi del Patto di Varsavia. Dopo la caduta del muro di Berlino lo scenario è cambiato».

All’interno del centro trasmissioni veniva mantenuta una temperatura di 18 gradi. La cittadella sotterranea oltre agli uffici, sale controllo e trasmissioni comprendeva impianti di ventilazione e idraulici, con una riserva d’acqua di 400mila litri; sala mensa da 200 posti, bar, palestra, cinema, stanza fumatori, dormitori e tutto il necessario per far vivere centinaia di persone impossibilitate ad uscire all’aperto.

L’area dell’ex base militare conta anche 45mila metri quadrati di bosco.

«Abbiamo ricevuto varie manifestazioni di interesse: da guide, privati con diversi progetti, aziende che vi vorrebbero alloggiare server e banche dati», ha detto il sindaco Bonometti, «da solo il Comune non può farsi carico della gestione di un sito del genere».L.B.

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