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«I pesticidi uccidono quasi tutte le mie api»

I teli messi da Luca Campagnari sotto le arnie a Sandrà per raccogliere le api morte
I teli messi da Luca Campagnari sotto le arnie a Sandrà per raccogliere le api morte
I teli messi da Luca Campagnari sotto le arnie a Sandrà per raccogliere le api morte
I teli messi da Luca Campagnari sotto le arnie a Sandrà per raccogliere le api morte

Da tempo Luca Campagnari porta le arnie lontano da casa per evitare che le api vengano contaminate dai pesticidi impiegati sempre più massicciamente in agricoltura. Ma ora, stanco di una situazione divenuta insostenibile e preoccupato per la salute dei suoi bambini, ha deciso di reagire e denunciare pubblicamente l’avvelenamento costante in atto nelle nostre campagne. Campagnari è un giovane apicoltore veronese, esperto apistico e in analisi sensoriale del miele. La sua attività è stata avviata negli anni Settanta dal padre Gabriele a Sandrà, frazione di Castelnuovo del Garda, e nel 1996 ha ottenuto il certificato biologico. Per mantenerlo, ma soprattutto per evitare continue morie di api, da quasi due decenni le ha trasferite altrove, in aree boschive e quanto più incontaminate possibile, che spaziano dal Monte Baldo fino a sotto la linea del Po. La scorsa estate ha voluto fare un esperimento, pur sapendo in partenza quale sarebbe stato il risultato. Ha riportato a casa alcune arnie e vi ha posizionato sotto dei teli di plastica che dopo qualche giorno si sono riempiti di centinaia di api morte: solo una piccola parte di quelle perse, molte delle quali non rilevabili perché cadute nel verde. «Ne ho raccolte per tre giorni, è morto il 70 per cento delle api utilizzate per questo esperimento», racconta Luca. «Da anni noto questa situazione, ho voluto dimostrare che è così, altrimenti la gente non ci crede». L’accaduto è stato segnalato al servizio veterinario dell’Ulss9, che ha inviato alcuni esemplari di ape e campioni di polline all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per farli analizzare. I risultati mostrano che sono state rilevate quantità di tutti i pesticidi ricercati, tra cui alcuni fungicidi impiegati in viticoltura, ma anche antiparassitari, regolatori di crescita e sinergizzanti, cioè sostanze impiegate per aumentare l’efficacia degli insetticidi. «Anche nel mio caso credo che ad aver causato la morte in massa sia stato quello che gli scienziati chiamano cocktail di pesticidi», osserva Luca. Ogni prodotto fitosanitario contiene le indicazioni di come utilizzarlo e in quali quantità per non essere dannoso per gli insetti impollinatori, ma ciò che non si può controllare è la sommatoria di pesticidi, anche considerando la loro persistenza nell’ambiente a distanza di tempo. Come Luca, molti altri apicoltori sono costretti a mettere in atto un nuovo tipo di nomadismo: anziché spostarsi alla ricerca di ambienti ricchi di nettare, la sfida è trovare luoghi non trattati con pesticidi. «È stato dimostrato che alcuni fungicidi fanno nascere le api qualche giorno dopo e le fanno morire prima», prosegue l’apicoltore castelnovese, «essendo debilitate sono più soggette alle malattie e lo vedo perché tutte le mie api sono trattate allo stesso modo, ma quelle che porto in zone pulite non hanno problemi, vivono, sono popolose e producono miele, mentre quelle che tengo a casa sono tra la vita e la morte». «Inoltre», prosegue, «non è raro trovare delle malformazioni, perché i neonicotinoidi di nuova generazione (tipo di insetticidi spesso applicati direttamente sui semi delle colture, ndr) sono mutageni del Dna». Il declino delle api e la correlazione con l’uso di pesticidi è un problema e un tema di studio a livello mondiale, così come gli effetti sul corpo umano, ma nonostante le prove scientifiche non manchino, anche quando si arriva a proibire l’uso di alcune sostanze nuovi prodotti si affacciano sul mercato. Agli agricoltori che obiettano che senza pesticidi non riescono a produrre, Luca Campagnari risponde con un messaggio rivolto anche alle istituzioni locali, regionali e nazionali: «La tecnologia ha fatto passi da gigante nello studio di nuovi metodi biologici di coltivazione, ma per incentivarne l’introduzione è necessario che i contributi pubblici per l’agricoltura siano destinati solamente a questo settore». La moria delle api è un fenomeno in atto da anni in Italia, in Europa e nel mondo, che prosegue perlopiù nell’indifferenza. Da qui l’amara constatazione di Luca Campagnari, che è un invito alla presa di coscienza: «Se si uccide un lupo o un orso scatta la rivolta dell’opinione pubblica, se si uccidono milioni di api giornalmente tutto passa in sordina: sono sempre animali, ma c’è una sensibilità diversa». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Katia Ferraro

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