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SAN ZENO DI MONTAGNA

Giallo sul Baldo
Uccisi cinque agnelli
a morsi nella notte

Il pastore Gelmo Campagnari con uno degli agnellini uccisi AMATO
Il pastore Gelmo Campagnari con uno degli agnellini uccisi AMATO
Il pastore Gelmo Campagnari con uno degli agnellini uccisi AMATO
Il pastore Gelmo Campagnari con uno degli agnellini uccisi AMATO

 

Ha trovato cinque dei suoi agnellini di pochi mesi uccisi poco distante dalla sua stalla, probabilmente azzannati da qualche animale.

Un episodio che, tra l'altro, si è già ripetuto altre due volte negli ultimi mesi. Non sa darsi pace Gelmo Campagnari, pastore di San Zeno di Montagna, che alcuni giorni fa, di prima mattina, si è trovato di fronte ai propri occhi l'amara sorpresa mentre stava portando da mangiare al proprio gregge di pecore, in località Baitei, situata nelle montagne tra San Zeno, Prada e Lumini, dove pure risiede.

 

Le povere bestiole, come nelle precedenti circostanze, non sono state sbranate e mangiate: sul poveri corpi senza vita degli animali, infatti, c'erano solo alcuni segni dei denti che si sono conficcati nelle carni e che non hanno lasciato scampo ai giovani ovini, che potrebbero essere morti anche per soffocamento. Proprio per questo Campagnari pensa che ad uccidere gli agnelli siano stati dei cani. Più difficile, anche se non escluso completamente, che si sia trattato di un dispetto da parte di qualcuno o che l'aggressione sia stata effettuata da qualche altro tipo di bestia selvatica che più facilmente avrebbe divorato le povere vittime.

Il pastore, camminando attorno alla sua proprietà di Baitei, ha trovato, uno dopo l'altro, quattro dei cinque capi di bestiame sparsi nel bosco vicino alla sua stalla e un quinto più distante, vicino ad alcune rocce tra la vegetazione. All'appello ne mancano però altri due, che non sono più stati rintracciati.

 

«Il giorno prima del ritrovamento», racconta l'allevatore di San Zeno, «ero stato fuori tutto il giorno. Poi nel tardo pomeriggio sono rientrato a casa e sono andato a controllare il bestiame e tutto era normale. Verso mezzanotte, però, ho sentito le pecore belare. Non mi sono preoccupato più di tanto: a volte può capitare che siano agitate. Non c'ho fatto troppo caso, ma probabilmente stavolta c'era dell'altro, qualche animale stava attaccando le mie bestie. Alla mattina seguente mi sono trovato davanti agli occhi uno dopo l'altro gli agnellini senza vita, sparsi per terra».

Un dispiacere tra l'altro che si ripete a breve distanza. Quest'anno, infatti, Campagnari aveva già subito altre gravi perdite del proprio gregge. La prima risale alla scorsa primavera quando, sempre tra i boschi attorno alla località montana sul Baldo dove vive, aveva perso altri cinque agnelli azzannati. All'inizio dell'autunno, invece, i cani di alcune persone che passeggiavano tra i boschi in cerca di castagne, liberi e senza guinzaglio, avevano attaccato e ucciso altri due poveri cuccioli di pecora. Nel giro di pochi mesi il pastore sanzenate si è così visto pressoché dimezzare il proprio bestiame, dal momento che sono stati uccisi ben 14 capi della trentina di pecore e agnelli che pascolava. Da una parte c'è il dispiacere per la triste fine toccata ai cuccioli e dall'altra la delusione per una perdita economica di non poco conto.

 

«Ora sono di fronte ad un bel problema», ammette sconsolato Campagnari. «Ero abituato a lasciare all'aperto le mie pecore. Ora sarò costretto a ricoverarle in stalla, per cercare di limitare i danni. Ma questo mi potrebbe limitare non poco nelle mia attività».

Con il morale a terra, il pastore, dopo l'ennesimo attacco al proprio gregge, dopo tanti sacrifici, sta meditando anche di lasciare l'attività. «Non so se vale ancora la pena tenere gli animali, se poi il risultato è vederli finire in questo modo. Ora devo riflettere su cosa fare» conclude sconsolato dopo l’ennesima brutta esperienza anche perchè non sa a chi deve rivolgersi per ringraziare.

Emanuele Zanini

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