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L'appello

Acque calde, a rischio il patrimonio ittico del Garda. I pescatori: «Prolungare il fermo pesca»

L'unione pescatori: «È stato posticipato al 20 ma così potrebbe saltare la riproduzione del lavarello»
Crisi climatica. Il patrimonio ittico a rischio: i pescatori chiedono di posticipare il fermo pesca per salvare milioni di uova del «Coregone»
Crisi climatica. Il patrimonio ittico a rischio: i pescatori chiedono di posticipare il fermo pesca per salvare milioni di uova del «Coregone»
Crisi climatica. Il patrimonio ittico a rischio: i pescatori chiedono di posticipare il fermo pesca per salvare milioni di uova del «Coregone»
Crisi climatica. Il patrimonio ittico a rischio: i pescatori chiedono di posticipare il fermo pesca per salvare milioni di uova del «Coregone»

L’innalzamento della temperatura delle acque sta mettendo a rischio il patrimonio ittico del Garda.  A soffrirne è anche una specie molto conosciuta come quella del Coregone detto anche Lavarello, che con l’acqua ancora, in pieno gennaio, intorno ai 10 gradi, ritarda l’attività riproduttiva. L’Unione pescatori sportivi del Garda, l’Unione pescatori Bresciani e la Cooperativa agricola fra Pescatori di Garda, già a novembre, avevano chiesto con una nota scritta, di prolungare il «fermo pesca» del Coregone, che va in frega a gennaio. 

La missiva è stata inviata a alle Regioni Veneto e Lombardia e alla Provincia autonoma di Trento. Il risultato di questa richiesta è stato il posticipo del termine di soli cinque giorni da 15 al 20 gennaio. Il provvedimento è stato considerato dai pescatori insufficiente e addirittura controproducente. 

Preoccupazione

«Sono molto preoccupato per ciò che potrà succedere il 20 gennaio, con l’apertura della pesca al Coregone», dichiara Maurizio Scarmigliati, presidente dell’Unione pescatori sportivi del Garda (UpsdG), «con la frega in piena attività e la possibilità di prelievo. Il pericolo che si corre lo abbiamo segnalato alle autorità competenti con la nostra missiva del 28 novembre. Abbiamo chiesto che la riapertura della pesca, fosse posticipata per un periodo temporale congruo, per salvaguardare la riproduzione naturale del coregone per la stagione 2023. Questa richiesta è motivata da evidenti criticità causate dal cambiamento climatico in atto da tempo, ma che ancor di più quest’anno hanno visto le temperature dell’acqua del Garda aumentare notevolmente con conseguente ritardo delle attività di frega e deposizione di uova da parte dei coregoni». 

Posticipare il termine di qualche decina di giorni potrebbe salvare qualche milione di uova di questa prelibata specie. A complicare ulteriormente le cose c’è anche il fenomeno dell’abbassamento del livello dell’acqua che mette a rischio di asciutta le zone di frega dei coregoni. L’abbassamento dell’acqua può anche favorire l’attività di bracconaggio. Con spiagge più ampie chi pratica la pesca di frodo potrà più agevolmente utilizzare attrezzi come il bilancino e le reti non consentite». 

Incubatoi e il divieto per le specie alloctone

Ma le conseguenze potrebbero essere anche peggiori: «A ciò si aggiunge pure il divieto di far riprodurre il Coregone negli incubatoi ittici, perché è considerata specie alloctona per il Benaco. Lo scopo che si sono prefissi, l’Unione pescatori sportivi del Garda, l’ Unione pescatori Bresciani e la Società Cooperativa agricola fra pescatori Garda con la loro richiesta di proroga del fermo pesca e di riproduzione del coregone negli incubatoi, è la salvaguardia e il mantenimento di questa specie, che è al centro di una controversia legata alle indicazioni della attuali disposizioni Ministeriali sulla gestione delle specie alloctone. 
Questa specie ittica però rappresenta tuttora per il Garda, una risorsa di primaria importanza. 

Ignorata la proposta dei pescatori

«Ci sentiamo presi in giro», tuona Scarmigliati, «eppure quest’autunno al tavolo interregionale abbiamo formulato un’articolata proposta relativa al nuovo regolamento della pesca sul Garda».  E aggiunge: «La nostra proposta tratta anche dei periodi di divieto per le varie specie da salvaguardare», aggiunge il presidente dell’ UpsdG, «questo «lavoro» non è stato condiviso solamente dai pescatori professionisti bresciani e da un’associazione di pescatori dilettanti di Desenzano». 

Una situazione che dev’essere cambiata quanto prima: «Il divieto di riproduzione del Coregone negli incubatoi» conclude Scarmigliati, «se sarà mantenuto anche in futuro, porterà inevitabilmente ad un impoverimento della presenza di questo pesce nelle acque del Garda, con conseguenti gravi ripercussioni sulla pesca professionale e l’indotto, ovvero il settore della ristorazione e del turismo enogastronomico». 

Luca Belligoli

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