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La storia

Deborah e Michael, due veronesi in missione al Polo Nord

Deborah e Michael
Deborah e Michael
Deborah e Michael
Deborah e Michael

Ci sono due veronesi nella spedizione Mosaic ( Multidisciplinary drifting observatory for the study of arctic climate), la più imponente mai tentata finora verso il Polo Nord per studiare il clima artico, epicentro del riscaldamento globale. La missione è iniziata a settembre a bordo della nave rompighiaccio Polarstern (in tedesco: stella polare) dell’Istituto di ricerche marine e polari Alfred Wegener (Awi) di Bremerhaven, in Germania, capofila della spedizione, e si concluderà a ottobre.

 

Nella prossima turnazione di scienziati e studiosi, a bordo della Polarstern saliranno anche Michael Lonardi e Deborah Bozzato, giovani ricercatori veronesi.

 

Lui, 27 anni, laureato in fisica all’Università di Trento e in meteorologia in Svezia, è di Castelnuovo del Garda, ma dal 2016 vine in nord Europa. Ha già partecipato a una spedizione nelle isole norvegesi Svalbard, dove è rimasto 14 mesi effettuando misurazioni con il «tethered balloon», pallone aerostatico legato a terra per leggere le condizioni atmosferiche e studiarne i cambiamenti. Proprio grazie a questa sua esperienza è stato selezionato per il team Atmosfera nella Mosaic: il suo compito, spiega, sarà effettuare misurazioni con un «pallone frenato» grande quanto un autobus, per cui ha costruito due dei sensori necessari. Le prime evidenze che potrà trarre dalla missione saranno il fulcro del dottorato di ricerca che sta svolgendo per l’Istituto di meteorologia dell’Università di Lipsia.

 

Deborah è una biologa, ha 28 anni ed è di Palazzolo di Sona, anche se da tempo la famiglia sta a Cavalcaselle, frazione di Castelnuovo. Dal 2015 vive lontano dall’Italia, ma ciò non toglie la curiosa coincidenza di imbarcarsi con un coetaneo della sua stessa zona, ma che ha conosciuto solo in questi giorni di preparazione alla partenza, ormai imminente e prevista per lunedì. Dopo la laurea in biotecnologie all’Università di Verona, Deborah ha studiato a Lipsia per il dottorato e da dicembre è ricercatrice dell’Università di Groninga, nei Paesi Bassi. Ha lavorato in un progetto sull’Antartide, l’altro capo della Terra. Per Mosaic è nel team Biogeochimica e studierà i microrganismi presenti in ghiaccio e acqua, in particolare la molecola dimetil solfuro (Dms) prodotta dalle microalghe che sembra incidere sul cambiamento climatico.

 

SPEDIZIONE UNICA. A fare di Mosaic una spedizione unica non è la durata – la missione dell’esploratore norvegese Fridtjof Nansen, a cui Mosaic si rifà, durò dal 1893 al 1896 – quanto la multidisciplinarietà, le strumentazioni impiegate per comprendere il sistema climatico artico e rappresentarlo nei modelli climatici globali, per conoscere meglio i cambiamenti in corso e supportare le scelte politiche per mitigarli. A bordo della Polarstern si stanno alternando centinaia di ricercatori di 20 Paesi e altrettanti membri dell’equipaggio. «Continuare la spedizione nonostante la pandemia la rende ancora più unica», racconta Deborah dall’hotel poco distante dall’Awi, in cui da inizio maggio si trova con Michael e altri ricercatori, in quarantena. «Abbiamo passato la prima settimana isolati in stanza in attesa dell’esito dei tamponi, che per fortuna sono negativi per tutti», spiegano i due giovani. Da qualche giorno possono vedersi con i colleghi, sempre mantenendo le distanze di sicurezza, e provare le tute create su misura per affrontare le condizioni artiche.

 

CAMBIO DI ROTTA. Sebbene non abbia interrotto la missione, la pandemia, con le restrizioni ai viaggi e la cancellazione dei voli, ha però scombussolato i piani. Il cambio di rotta più importante è la scelta di far abbandonare temporaneamente alla Polarsten il lastrone di ghiaccio in cui era intrappolata da ottobre, diventato il campo di ricerca di Mosaic, per farla tornare alle isole Svalbard dove intorno al 20 maggio si incontrerà con le due navi dell’Awi che trasporteranno i nuovi componenti dell’equipaggio e dei team di ricerca. Avvenuto il trasbordo, la Polarstern tornerà a nord. I turni di partenza sono stati modificati, così come le composizioni dei team, e per una felice coincidenza i due veronesi partiranno assieme (Michael sarebbe dovuto partire a marzo e Deborah in giugno) con ritorno previsto a fine agosto.

 

 

PRIME EVIDENZE. Alcune evidenze del cambiamento ci sono già: «La lastra di ghiaccio a cui era ancorata la Polarstern si muove verso sud a velocità molto maggiore di quanto previsto», spiega Deborah, «il ghiaccio pluriennale sta diminuendo, c’è maggior presenza di ghiaccio che si congela e scongela. Un’amica a bordo mi ha detto che è anche piovuto, insolito nell’ Artico». Durante la missione potranno capitare incontri con gli orsi polari, eventualità per cui i ricercatori sono stati preparati. Deborah non li teme: ricorda che molte volte più che dalla fame gli orsi sono spinti dalla curiosità e che a bordo della nave ci sono guardie polari specializzate. Michael racconta un aneddoto della sua precedente missione, quando ha visto una mamma orsa con il suo cucciolo: «Non si è avvicinata al campo di ricerca dove ci trovavamo, ma al mio ritorno al campo base ho trovato il mio zaino dilaniato, compresi gli scarponi». Un ricordo che mamma orsa gli ha lasciato per rendere ancora più speciale l’avventura.

Katia Ferraro

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