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«Felicemente analcolico» Testimonianze sulla svolta

Alcol, una compagnia pericolosa
Alcol, una compagnia pericolosa
Alcol, una compagnia pericolosa
Alcol, una compagnia pericolosa

«Felicemente analcolico, una scelta che fa stare bene». È il titolo dell’Interclub e Festa delle famiglie, una giornata organizzata dall'Associazione Club alcologici territoriali (Acat), Baldo Garda, presieduta da Elena Tommasi, per tutelare e promuovere il benessere di tutti. Patrocinata dal Comune di Costermano, si tiene oggi dalle 10 alle 17, a Marciaga al Golf Hotel Ca' degli Ulivi. «È dedicata a chi cerca una nuova visione della salute e vuole riflettere», spiega Tommasi. Interverrà la dottoressa Egle Ceschi del Servizio di Alcologia dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar. Seguiranno testimonianze di chi ha intrapreso un cambiamento del proprio stile di vita. «Consegneremo quindi i riconoscimenti per gli anni di sobrietà raggiunti da bevande alcoliche, ma anche droghe, fumo e azzardo, che è impossibile chiamare “gioco” viste le tragedie che comporta». Alle 13 ci sarà il pranzo sociale. «Sul “bere” anche l’Organizzazione mondiale della sanità dichiara che non c’è dose minima: anche modiche quantità mettono a rischio la salute», dice Tommasi. «Noi abbiamo creato ottimi sostituti, cocktail analcolici con i nomi dei Club». Il club affronta problemi come sicurezza stradale e violenza domestica, spesso correlati all'abuso di sostanze che creano dipendenza. «Non ha senso varcare la soglia del nostro club con ansia e paura perché si viene per trovare una risposta al nostro stare male». E informa: «Ci incontriamo un'ora e mezzo la settimana, nelle varie sedi dei club, parliamo di noi, delle nostre gioie e difficoltà, successi, insuccessi, dolori che talvolta dobbiamo affrontare. Il club è un luogo dove possiamo essere noi stessi, aprirci senza timore di essere derisi, giudicati, ignorati. Delle nostre esperienze, a volte molto dolorose, abbiamo fatto una risorsa per la comunità. Informiamo sui pericoli legati ai comportamenti a rischio facendo riflettere. Una volta divenuto consapevole, ciascuno può scegliere come vuole vivere». Al Club accadono «miracoli»: «Persone che arrivano cariche di storie difficili, sofferenze, rifiuti riconquistano il loro posto in famiglia, sul lavoro, in comunità, stringono amicizie». Lo dice lei, giunta al Club 30 anni fa: «Mio papà beveva ma, varcata questa soglia, abbiamo trovato famiglie affettuose che ci hanno aperto il cuore. Una condivisione che ci ha fatti sentire a casa, il club è la mia seconda famiglia. Papà è cambiato e si è riappropriato del suo ruolo». Per informarsi: 338.6283966. •

B.B.

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