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Donne che salvano operando
«La parità è ancora lontana»

La chirurga Isabella Frigerio
La chirurga Isabella Frigerio
La chirurga Isabella Frigerio
La chirurga Isabella Frigerio

Discriminazione di genere, difficile conciliazione famiglia-lavoro, carenze nel welfare che minacciano la progressione della carriera. Problemi noti in generale alle lavoratrici e condivisi anche dalle donne chirurgo, professione un tempo appannaggio solo degli uomini e oggi scelta da sempre più donne. A tal punto da stimare che tra dieci anni la metà dei chirurghi attivi sarà di sesso femminile.

Per sostenere le donne chirurgo nello sviluppo della propria professione è nata l’associazione Women in Surgery Italia (Wis), capitolo italiano di un network internazionale presente in numerosi Paesi europei e del nord America. Il sodalizio, fondato da un gruppo di chirurghe e partecipato anche dai colleghi maschi, ha un cuore veronese: la presidente è Isabella Frigerio, chirurga presso l’Unità di Chirurgia del Pancreas alla Casa di Cura Pederzoli di Peschiera del Garda; vicepresidente è Gaya Spolverato, specializzanda in Chirurgia generale presso l’Università di Verona - Istituto del Pancreas. Wis Italia è stata presentata ufficialmente il 28 settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma nell’ambito del congresso della Società italiana di chirurgia. «A differenza di Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Stati Uniti, in Italia non c’è documentazione o letteratura sull’argomento “donne in chirurgia”», spiegano Frigerio e Spolverato. «Questo non perché la questione non esista, ma perché non è ancora stata affrontata ufficialmente. La proporzione fra uomini e donne in questo ambito sta profondamente cambiando», sottolineano, «ed è necessario mettere le donne che scelgono questa professione nelle condizioni di poterlo fare».

A Roma sono stati presentati i risultati della prima ricerca sulle donne chirurgo in Italia, condotta dall’associazione all’inizio dell’anno su un campione di 167 chirurghi, di cui il 62,3 per cento donne e il 37,7 uomini. Dal questionario sono emerse le lacune del welfare e il rischio di discriminazione di genere: per il 64,2 per cento delle chirurghe essere donna è un ostacolo alla carriera e per il 49 anche il desiderio di avere figli rappresenta un freno.

Una grave mancanza è quella dei nidi aziendali: solo una struttura su cinque ne è dotata e il 93,7 per cento delle intervistate riterrebbe utile averne il supporto. Per l’80,4 per cento, infine, le tutele per la maternità sono insufficienti.

«Ciò che facciamo non è un’accusa verso gli uomini», conclude Frigerio, «l’associazione vuole sottolineare che le donne chirurgo siano sempre di più ed è necessario, come in altri campi lavorativi, che società e istituzioni ne prendano atto».

La ricetta è nota ed è comune alle esigenze di altre donne lavoratrici. Servirebbero, ad esempio, orari più flessibili per l’ingresso e l’uscita da asili e scuole. Problemi annosi su cui anche Wis contribuirà a fare massa critica e a spingere affinché vengano trovate soluzioni.

Katia Ferraro

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