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Disco chiusa, Caneva vince il ricorso

Il 4 agosto 2018 il Comune ordinò la chiusura della discoteca Night Festival ma nei giorni scorsi il Tar ha cancellato il provvedimento dell’amministrazione di Lazise
Il 4 agosto 2018 il Comune ordinò la chiusura della discoteca Night Festival ma nei giorni scorsi il Tar ha cancellato il provvedimento dell’amministrazione di Lazise
Il 4 agosto 2018 il Comune ordinò la chiusura della discoteca Night Festival ma nei giorni scorsi il Tar ha cancellato il provvedimento dell’amministrazione di Lazise
Il 4 agosto 2018 il Comune ordinò la chiusura della discoteca Night Festival ma nei giorni scorsi il Tar ha cancellato il provvedimento dell’amministrazione di Lazise

La chiusura per quindici giorni, nell’agosto del 2018, della discoteca Night Festival da parte del Comune di Lazise non fu un provvedimento supportato da motivazioni di necessità e urgenza come stabilito dalla legge. È il motivo per il quale il Tribunale amministrativo regionale per il Veneto ha accolto il ricorso di Canevaworld resort srl e ha annullato l’ordinanza con la quale il sindaco Luca Sebastiano sospese temporaneamente l’attività. La chiusura fu disposta come sanzione accessoria a quella amministrativa comminata dai carabinieri della stazione di Lazise che, durante un controllo in borghese, colsero in flagrante la barista mentre somministrava alcolici a una ragazza di 17 anni. Il comportamento della proprietà fu giudicato recidivo dai militari dell’Arma perché fatti analoghi erano stati accertati anche nel 2017 e nel 2015 (in questi casi con la somministrazione di bevande alcoliche a minori di 16 anni, fattispecie per cui l’illecito si configura anche come reato), motivo per cui stabilirono il doppio della sanzione amministrativa e proposero la chiusura temporanea della discoteca. Il provvedimento del sindaco, si legge nel testo della sentenza, «deve specificamente indicare i presupposti di fatto che impongono il ricorso all’ordinanza contingibile ed urgente in luogo dell’esercizio dei poteri tipici ed ordinari di cui l’amministrazione dispone per la disciplina della materia specifica». Nell’ordinanza, invece, sottolineano i giudici del Tar, «nemmeno è specificato quali sarebbero gli elementi costituenti ipotesi di emergenza sanitaria o di igiene pubblica, ovvero di pericolo per l’incolumità pubblica e per la sicurezza urbana», eventualità stabilite dagli articoli 50 e 54 del Testo unico degli enti locali (Tuel) che danno potere e facoltà ai sindaci di intervenire in situazioni che presentano tali caratteristiche. «La sentenza del Tar Veneto ha constatato che i presupposti di fatto e giuridici alla base del provvedimento del sindaco di Lazise erano inesistenti», commenta l’avvocato Fabrizio Bruni, legale di Canevaworld Resort. «Il Tar», prosegue, «ha accolto tutti i motivi di ricorso. Resta da domandarsi», conclude, «perché il sindaco non abbia valutato in maniera corretta la fattispecie prima di emettere un provvedimento che avrebbe determinato con certezza un’ingente perdita economica alla società e gravissimi danni di immagine, come dimostrato dal clamore mediatico generato dalla chiusura del locale». Danni d’immagine che secondo Canevaworld Resort e il suo difensore hanno determinato la scelta di chiudere definitivamente il locale, prosecuzione di un’attività dedicata al ballo iniziata nel 1965, e di aprire al suo posto un ristorante-pizzeria inaugurato a giugno. A fronte della vittoria legale la società ha intenzione di avviare un’ulteriore causa davanti al giudice civile per ottenere il risarcimento dei danni. L’amministrazione lacisiense sta invece valutando l’opportunità di ricorrere in appello al Consiglio di Stato, ma apre a una seconda strada. «Prendiamo atto della sentenza del Tar, vedremo se ricorrere o trovare una soluzione che contempli le esigenze di ambedue le parti», anticipa il sindaco Sebastiano difendendo il provvedimento da lui firmato due anni fa: «Era successo un fatto grave, dovevamo dare un segnale forte e penso di aver agito nel modo corretto, anche a fronte della relazione dei carabinieri. Ora», conclude, «convocheremo i privati». •

Katia Ferraro

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