<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Delfina, una «bocia» in falegnameria

Da sinistra, Daniele, Delfina Turrina, Ilario e Federico MagagnottiLavorazioni della falegnameria e vecchi strumenti
Da sinistra, Daniele, Delfina Turrina, Ilario e Federico MagagnottiLavorazioni della falegnameria e vecchi strumenti
Da sinistra, Daniele, Delfina Turrina, Ilario e Federico MagagnottiLavorazioni della falegnameria e vecchi strumenti
Da sinistra, Daniele, Delfina Turrina, Ilario e Federico MagagnottiLavorazioni della falegnameria e vecchi strumenti

Ha verniciato pannelli di legno e inserito viti, spostando il materiale da un piano all’altro oppure accatastandolo, una volta terminate le fasi di lavorazione. Ha usato la macchina fresatrice e armeggiato con una sorta di compasso in legno per disegnare archi e angoli prima di passare al taglio a mano. Ha fatto tutto quello che è richiesto a un apprendista in falegnameria, il «bocia» della bottega. Ma è una donna e si chiama Delfina Turrina e ha compiuto 83 anni lo scorso 25 settembre. A insegnare a Delfina un mestiere prettamente maschile ancora oggi, figuriamoci alcuni decenni fa, sono stati i figli Ilario, Daniele e Federico Magagnotti quando erano ancora dei ragazzi, insieme ad alcuni collaboratori. Il marito e padre Mario Magagnotti li ha lasciati nel 1977, a 49 anni, ucciso in 15 giorni da un male fulminante. Ilario aveva solo 16 anni allora e dovette dire addio alla scuola per rimboccarsi le maniche, insieme alla madre. Daniele, di quattro anni più giovane, si mise di buona lena in bottega pure lui. Federico, che alla morte del padre non aveva neppure due anni, è arrivato a rinforzare le fila alcuni anni dopo. La forza d’animo di Delfina, divenuta falegname per necessità, ha sorretto la famiglia e l’impresa. Instancabile, passava ore e ore a fianco dei figli a tagliare, avvitare, colorare. Infissi da interno ed esterno, soprattutto, ma qualche volta anche mobili. Quando serviva, inforcava la bicicletta e andava a Caprino, in banca o dal commercialista. «Cosa dovevo fare? Eravamo rimasti soli, bisognava andare avanti», commenta Delfina. «Una volta si faceva tutto a mano, gli attrezzi erano pochi, poi sono arrivati i macchinari. Una volta un telaio o una porta si trasportavano a spalle o con la moto, dal cliente». Mario Magagnotti era cresciuto in campagna, originario di Canale, come la moglie. Dopo alcuni anni come contadino aveva avviato a suo nome un’attività di falegnameria, registrandola alla Camera di Commercio il 2 febbraio 1961 nella piazza del capoluogo. Fu una delle prime attività artigianali e commerciali di Rivoli. Da un «portego» riuscì a costruirsi una casa con laboratorio, prima di ammalarsi. Negli anni, grazie all’impegno e al coraggio di andare avanti della moglie e dei figli, quella sua creatura si è ingrandita, è diventata la «Falegnameria MT» ed è l’attività a gestione familiare più longeva del paese. Da un anno e mezzo, la falegnameria si è spostata dal centro di Rivoli, in via IV novembre dove ancora abita Delfina, in una sede più grande, in località Zuane. QUI DOMANI la famiglia Magagnotti ha invitato ditte, collaboratori, clienti, amici e amministratori comunali per la festa d’inaugurazione. Non mancherà Massimillo Zimelli, entrato in azienda nel 1960 che era appena un bambino e lì rimasto fino alla pensione. «È il nostro primo, storico dipendente, con il quale abbiamo proseguito dopo la morte di nostro padre», spiegano Daniele e Federico. La mamma li invita a non parlare troppo, a tenere un po’ della loro storia familiare per sé. Non vuole vantarsi, non vuole apparire. Le scappa qualche ricordo sulla vita a Canale, quando era giovane e ci si conosceva tutti, o sul suo lavoro in Svizzera per quattro anni in una ditta di tessitura. «Mi piaceva tanto, che bella esperienza», conclude. Poi il matrimonio, i figli, la perdita del marito, la ripartenza come falegname. Fino a oggi, senza fermarsi mai. •

Camilla Madinelli

Suggerimenti