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Il pellegrinaggio

Da Sona al Baldo a piedi per ringraziare chi ha lottato in prima linea contro il virus

Il pellegrinaggio
Andrea a Punta Telegrafo
Andrea a Punta Telegrafo
Pellegrinaggio da Palazzolo al Baldo (foto Miotto)

«Non è niente rispetto a quello che hanno fatto loro. Ma è il mio modo per ringraziarli». Dieci ore e mezza di cammino, per 34 chilometri e soprattutto 2.200 metri di dislivello. Partenza Palazzolo di Sona, arrivo rifugio Telegrafo sul monte Baldo.

È l’omaggio che il 38enne Andrea Miotto ha voluto fare agli operatori sanitari, ai volontari della protezione civile e a tutti quelli che hanno combattuto contro il coronavirus in questi mesi. Come la moglie Silvia, impegnata in prima linea al Fracastoro di San Bonifacio, mentre lui era costretto, come tanti, in casa.

E, mentre accudiva il figlio Giulio, di un anno, ha deciso: «Ho pensato a lungo a un gesto simbolico per omaggiarli. E alla fine ho scelto questo».

 

 

Partenza poco dopo le 4 di sabato mattina da casa, poi, passando da Pastrengo e Affi, l’arrivo a Caprino alle 7.30. «Anche troppo presto, lì i miei amici mi aspettavano alle 9 a ripensarci potevo dormire un’ora in più», scherza. Gli amici sono Andrea, Simone, Vittorio e Lucio. Che lo accompagneranno per tutta la giornata. Gaon, poi lungo il sentiero 662 del Cai ecco i Colonei di Pesina, il rifugio Forti di Naole, poi il Chierego e infine l’arrivo, poco prima delle 15.

A Punta Telegrafo, foto con un «grazie» e l’arcobaleno simbolo di chi in questi mesi non ha mai smesso di sperare.

 

Andrea a Punta Telegrafo
Andrea a Punta Telegrafo

 

 

«Alcuni strappi sono stati molto duri», racconta, «specie quando la fatica cominciava a farsi sentire. Ma è stato bellissimo e con i miei amici vicini è stato più facile». Anche perché Andrea è uno dei molti appassionati della montagna veronese che, nei mesi di confinamento, hanno guardato verso le «loro» cime con nostalgia. Al Telegrafo il piatto di pasta preparato da Alessandro, il gestore del rifugio, e poi la discesa fino a Novezzina, prima del rientro in auto.

 

 

Andrea spesso da Sona era andato fino a Madonna della Corona, lungo un pellegrinaggio battuto da molti. «Questa volta ho voluto fare qualcosa di diverso. Può sembrare chissà che», racconta ancora, «ma è nulla in confronto a ciò che ha fatto chi ha dato anima e corpo per noi durante l’epidemia. E chissà che questo pellegrinaggio non diventi un appuntamento fisso».

 

Riccardo Verzè

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