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l'allarme

I pescatori del Garda: «Tempo 5 anni e il lago resterà senza lavarello»

In una riunione di categoria che si è svolta a Manerba sono state evidenziate le dubbie prospettive per l'antico mestiere dovute allo stop imposto per l'immissione di specie considerate alloctone
I pescatri professionisti del Garda riuniti a Manerba: lo «stop» al coregone è vissuto con preoccupazione
I pescatri professionisti del Garda riuniti a Manerba: lo «stop» al coregone è vissuto con preoccupazione
I pescatri professionisti del Garda riuniti a Manerba: lo «stop» al coregone è vissuto con preoccupazione
I pescatri professionisti del Garda riuniti a Manerba: lo «stop» al coregone è vissuto con preoccupazione

«Tempo 5 anni e faremo la fine del lago di Bolsena: anche sul Garda non ci sarà più nemmeno un coregone». È la nefasta ma realistica previsione di Marco Cavallaro di Desenzano, pescatore professionista da più di mezzo secolo: si riferisce al mancato ripopolamento del coregone (più noto, nella sponda orientale del Garda, come lavarello), che da 2 anni non viene più immesso come da direttiva ministeriale (ed europea), che prevede lo stop all'immissione di specie considerate alloctone, ossia introdotte dall’uomo al di fuori del loro habitat originario. Come appunto il coregone, che pure sul Garda c'è da più di un secolo (dal 1918) e oggi vale quasi l'80% del pescato per il centinaio di pescatori professionisti del lago (70 nel Veronese, 30 nel Bresciano e uno solo in Trentino).

Cosa chiedono i pescatori del Garda

I professionisti della pesca si sono riuniti a Manerba per chiedere altre deroghe: «In natura si salva un uovo di coregone ogni mille, ma grazie all'incubatoio (che ne immetteva fino a 40 milioni l'anno) arriviamo a più di 500 - continua Cavallaro -. Se non si interviene, in poco tempo sparirà completamente».

Le specie a rischio

Sarebbe l'ennesima specie a scomparire dai radar gardesani: l'alborella è quasi estinta da più di 20 anni, il carpione rischia l’estinzione, l'anguilla è vietata per la contaminazione da Pcb e destinata a scomparire dal lago di Garda. «Non tutte le specie alloctone rappresentano una minaccia - dice Simone Bocchio di Manerba, uno dei più giovani pescatori - e il coregone non è paragonabile al siluro o alla bottatrice che distruggono fondali, pesci e uova (anche del carpione). Va cambiata la legge, vanno vietate non le specie alloctone ma quelle nocive».

Conseguenze anche per il turismo

Non solo pesca, il coregone è turismo: l'ex sindaco di Manerba Isidoro Bertini ricorda la rassegna enogastronomica che tra gli anni '80 e '90 fece conoscere il coregone a tutta Italia, «avevamo i ristoranti pieni anche a febbraio». La consigliera regionale Claudia Carzeri conferma l'impegno a sollecitare la Regione, il Ministero e l'Unione Europea. Ma per Filippo Gavazzoni, vicepresidente della Comunità del Garda, la strada è un'altra: «Non dobbiamo illuderci di poter cambiare la legge senza motivi scientificamente comprovati. L'unica possibilità è chiedere una deroga, ma che potrà essere concessa solo se le regioni s'impegnassero in un piano definitivo di studio della biomassa ittica, in cui inserire opere di rinaturazione». Ma la preoccupazione va oltre: «Due terzi del coregone pescato - ammette Umberto Broglia dell'azienda Garda Pesca - viene esportato all'estero: Germania, Francia e Svizzera. Sarebbe una perdita enorme».  

Il coregone nel Garda dal 1918

Originario del lago di Costanza, il coregone lavarello è stato immesso nel 1918 nel lago di Garda con una semina di ben oltre un milione di avannotti, e da allora ha dimostrato di sapersi ben adattare tanto da il pesce che garantisce maggiore reddito ai pescatori professionali.

Alessandro Gatta

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