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Collettore, veronesi uniti contro i ritardi di Brescia

Un tratto di collettore emerso
Un tratto di collettore emerso
Un tratto di collettore emerso
Un tratto di collettore emerso

La risposta alla mozione approvata dal Consiglio provinciale di Brescia il 30 novembre, che ha posto un ulteriore veto sul progetto del collettore fognario del Garda, è arrivata ieri con un ordine del giorno sottoscritto da amministratori comunali e rappresentanti politici veronesi che hanno partecipato all’incontro convocato dal Consiglio di bacino dell’Ato Veronese, l’ente che governa il servizio idrico integrato dei Comuni della provincia di Verona. Il documento conferma la compattezza del territorio sul tema del nuovo collettore, opera che vede la sponda scaligera quasi pronta a partire con il primo lotto dei lavori e quella bresciana ancora al progetto preliminare. Nel documento, che domani sarà portato nella riunione della cabina di regia sul collettore partecipata dal ministero dell’Ambiente, si esprime tra l’altro «forte contrarietà alla rimessa in discussione dello schema generale concordato in sede di sottoscrizione della convenzione operativa per la realizzazione delle nuove opere per collettamento e depurazione del lago di Garda, tra ministero dell’Ambiente, Regione Lombardia, Regione Veneto, Ufficio d’Ambito di Brescia, Consiglio di bacino veronese e Ats Garda ambiente», enti che fanno parte della cabina di regia. La mozione del Consiglio provinciale di Brescia colpisce il progetto del collettore perché stabilisce il principio che i depuratori devono essere realizzati sul territorio dove i reflui sono prodotti. Per il collettore del Garda significherebbe abbandonare le ipotesi fin qui portate avanti (potenziamento del depuratore di Montichiari e ampliamento di quello in costruzione a Gavardo, entrambi nell’entroterra) per trovare aree più vicine al lago dove calare l’impianto di depurazione che servirà a scollegare il collettore bresciano da quello veronese dismettendo le condotte sublacuali che oggi portano i reflui della costa bresciana al depuratore di Peschiera. «Temiamo che questa inerzia porti a conseguenze gravi per il nostro lago e l’economia, il turismo e attività correlate: la rottura di una condotta sarebbe un disastro ambientale che graverebbe sull’intero territorio», ha dichiarato il presidente del Consiglio di bacino veronese Bruno Fanton. Tra i presenti alla riunione di ieri c’erano sindaci e amministratori dei Comuni gardesani, la presidente della Giunta del Veneto Elisa De Berti con consiglieri, assessori e funzionari regionali, i deputati veronesi del Pd Alessia Rotta e Diego Zardini e Vania Valbusa (Lega), oltre al presidente della Provincia Manuel Scalzotto e ai vertici di Azienda gardesana servizi. Angelo Cresco, presidente di quest’ultima, ha ricordato: «L’ipotesi di progetto per il nuovo collettore è stata condivisa fin dal 2013 tra i Comuni delle sponde veronese e bresciana», poi ha ribadito la contrarietà al potenziamento del depuratore di Peschiera, ipotesi di cui pure si parla in ambito bresciano con quella di un nuovo depuratore a Lonato. «C’è un tema importante e attuale, il Recovery Fund», ha detto Rotta, presidente commissione Ambiente della Camera, «non possiamo perdere questa opportunità». Lo sguardo è sulla riunione di domani con il Ministero, convocata in seguito alla richiesta inviata prima di Natale dal presidente dell’Ats Garda ambiente Giovanni Peretti. «Il lago è una risorsa idrica che tra qualche anno potrebbe servire anche la città di Brescia, alle prese con seri problemi con le proprie falde acquifere», osserva Peretti, «purtroppo dobbiamo assistere ancora a una visione miope di chi vuole le opere, ma non a casa propria». Sul tema si è espressa anche la presidente della Comunità del Garda, Mariastella Gelmini, sottolineando che lo stallo non ha ragione di esistere: sulla mozione approvata dal Consiglio provinciale di Brescia aveva espresso parere preventivo l’Avvocatura della stessa Provincia, secondo cui l’approvazione dei progetti di opere del servizio idrico integrato compete all’Ufficio d’Ambito (omologo dell’Ato Veronese), mentre la normativa bresciana affida al Consiglio provinciale indirizzi generali per la pianificazione d’ambito e non un parere sui progetti. •

K.F.

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