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Cigno liberato dopo le cure

Il cigno   liberato
Il cigno liberato
Il cigno   liberato
Il cigno liberato

Sta bene ed è tornato a nuotare nelle acque del lago di Garda il cigno che qualche settimana fa era stato portato in gravi condizioni al Centro di recupero animali selvatici (Cras) di Lazise. L’uccello aveva il collo ingrossato e deformato dopo aver ingerito un amo e del filo da pesca abbandonati, che gli si erano incastrati tra l’esofago e la trachea facendo da tappo e impedendogli di nutrirsi e di respirare bene. Il cigno è stato liberato giovedì dai volontari dell’associazione «Progetto Natura Verona Lago Odv» che sostiene l’attività del Cras. Il luogo scelto per far tornare questo esemplare al suo habitat è stato il lido Ronchi di Castelnuovo del Garda, vicino alla zona dove era stato trovato sofferente ma molto più tranquillo, così da farlo ambientare in tutta tranquillità. Un’emozione unica ogni volta questo genere di interventi: «Al momento della liberazione il cigno era molto calmo, voglioso di entrare in acqua. Si è ambientato un attimo e poi, contro ogni pronostico, ha spiccato il volo», raccontano con entusiasmo i volontari. Il cigno era stato recuperato sabato 24 aprile sul lungolago Mazzini, a Peschiera del Garda: a salvargli la vita, prelevandolo dall’acqua e portandolo al Cras di Lazise, sono stati Alberto Bardini, avvocato residente nel paese gardesano, e la sua ragazza Aurora, assieme ad altri passanti che nel frattempo si erano fermati per dare a loro volta una mano. Il cigno bisognoso di cure, con il collo gonfio, era stato avvistato qualche settimana prima anche nel porto di Lazise, ma non si era lasciato avvicinare nonostante i tentativi ripetuti di trasrlo in salvo. La convalescenza è stata lunga: l’amo e il filo sono stati asportati con un delicato intervento chirurgico e nei giorni successivi l’animale è stato curato con antibiotici e antinfiammatori, in attesa della sua completa guarigione. •.

Katia Ferraro

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