<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ciclovia al via ma anche i parchi dovranno partecipare

L’omaggio  lasciato dalla famiglia di Koen van Keulen
L’omaggio lasciato dalla famiglia di Koen van Keulen
L’omaggio  lasciato dalla famiglia di Koen van Keulen
L’omaggio lasciato dalla famiglia di Koen van Keulen

Un anno fa la morte del giovane olandese Koen Van Keulen lungo la Gardesana Orientale (Sr249) riportava al centro l’urgenza di mettere in sicurezza la strada, realizzata nella prima metà del secolo scorso e oggi tra le arterie più trafficate data l’alta concentrazione di turisti nel periodo estivo. Koen tornava a piedi da una serata in discoteca: morì lungo uno dei tratti più insidiosi, dopo essere caduto nel rio Dugale davanti a Gardaland. In quel tratto al confine tra Lazise e Castelnuovo del Garda la carreggiata è delimitata da un guardrail, ma per pedoni e ciclisti è pericolosa mancando banchina e illuminazione. Forse per questo il giovane decise di scavalcare il guardrail, ignaro della pendenza crescente del fossato e della voragine che poco dopo si sarebbe aperta sotto i suoi piedi. Per chiedere la messa in sicurezza della Gardesana, soprattutto nel basso lago costellato di campeggi e parchi divertimento, lo scorso agosto fu organizzata una manifestazione in memoria del ragazzo e fu aperta una petizione (che oggi conta circa 12mila firme) condivisa dalla famiglia di Koen, inviata a settembre con le prime 10mila sottoscrizioni agli enti locali fino ad arrivare al ministero delle Infrastrutture. In questi mesi i promotori della petizione, tra cui l’Associazione italiana familiari vittime della strada, hanno espresso delusione per non aver ricevuto risposte e il padre di Koen, Gertjan, in un’email destinata alla coordinatrice della petizione sul territorio, Annalisa Mancini, non ha usato mezzi termini, dicendosi «sorpreso per l’apatia e lo scarica-barile» tra istituzioni su responsabilità e competenze sulla Gardesana. Dopo qualche settimana dalla tragedia, il Comune di Lazise posizionò delle reti metalliche a protezione dell’alveo del Dugale, ma a distanza di un anno è stato fatto qualcosa d’altro? Essendo la strada un’arteria regionale, l’abbiamo chiesto innanzitutto all’assessore regionale a lavori pubblici e infrastrutture Elisa De Berti, che annuncia: «Il primo lotto della Ciclovia del Garda sulla sponda veronese sarà realizzato a Lazise lungo la Gardesana, nel tratto compreso tra l’intersezione con via del Terminon (la strada verso Colà, ndr) e l’intersezione con via Gasco (prima dell’abitato di Pacengo, ndr). Abbiamo individuato come prioritario questo tratto per la necessità di mettere in sicurezza la strada». Per il primo lotto in territorio veneto «il ministero delle Infrastrutture ha stanziato 3,5 milioni di euro, oltre a 1,6 milioni per la progettazione da ripartire tra le tre regioni», precisa l’assessore De Berti, «passato questo agosto, se sarà necessario non escludo la possibilità di anticipare risorse a Veneto Strade per predisporre la gara per la progettazione». Quanto alla petizione, aggiunge l’assessore De Berti, «non ho risposto perché è difficile essere concreti senza stanziamenti di bilancio o idee chiare su cosa fare o chi deve intervenire in concreto. Ora la Ciclovia del Garda ha aperto il confronto con i Comuni e crea occasioni per la messa in sicurezza della Gardesana». Ma non ci sono solo i Comuni, sottolinea De Berti: «I parchi divertimento si ampliano e il carico di traffico aumenta di continuo, per questo chiederò anche ai privati di unire le forze». Come primi interventi la petizione chiedeva di realizzare le protezioni lungo i tratti di ciclopedonale esistenti ed anche più accessi verso la passeggiata a lago, via alternativa per pedoni e ciclisti. «In autunno realizzeremo il cordolo di protezione lungo la ciclopedonale che dal centro paese arriva al campeggio La Quercia», spiega il sindaco di Lazise, Luca Sebastiano, «il progetto è di Veneto Strade, ma lo finanzia il Comune con circa 500mila euro». Per la coordinatrice Annalisa Mancini, inoltre, la lentezza nell’adottare i provvedimenti «è la prova che la sicurezza dell’utenza debole non è la tra le priorità delle istituzioni, dai Comuni alla Regione al Ministero. Ora che è stato presentato il nuovo Piano regionale dei trasporti», sottolinea, «come Associazione familiari vittime della strada contribuiremo con osservazioni per chiedere la sicurezza della Gardesana, che l’Aci ha classificato come la seconda strada italiana più pericolosa per bici, motocicli e pedoni». •

K.F.

Suggerimenti