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Centomila persone col fiato sospeso

Il passaggio sulla folla: a Desenzano si calcola che fossero presenti centomila spettatori
Il passaggio sulla folla: a Desenzano si calcola che fossero presenti centomila spettatori
Il passaggio sulla folla: a Desenzano si calcola che fossero presenti centomila spettatori
Il passaggio sulla folla: a Desenzano si calcola che fossero presenti centomila spettatori

Centomila persone a Desenzano per il grande abbraccio delle Frecce Tricolori: così tanti, e forse anche qualcuno di più, quelli che ieri mattina hanno raggiunto il basso Garda per il penultimo (e attesissimo) Air Show della Pattuglia acrobatica nazionale, che chiuderà la sua stagione – la cinquantanovesima, mica male, con trasferte anche in Francia, Inghilterra, Lituania, Slovacchia e Austria – a Linate, per poi ripartire, puntuali, nella primavera del prossimo anno. Grandi numeri e giornata memorabile: spiagge piene dal Vò fino a Sirmione, ristoranti e alberghi sold-out, qualche problema al traffico (ma era inevitabile) ma grande soddisfazione per il risultato. Spettacolo garantito: puntuale, alle 10.30, ha preso il via l’air show «Ali su Desenzano», sull’onda lunga dei Valtenesi Air Show del 2016 e dello scorso anno. In volo ha esordito l’elicottero HH139 del 15° Stormo dell’Aeronautica Militare: 2 motori da 1600 cavalli e 300 chilometri orari di velocità massima. È stato simulato un Sar, un Search and Rescue: un salvataggio in acqua, con tuffo e bandiera tricolore in bella vista. L’antipasto allo show dei biplani acrobatici: un Pitts da 260 cavalli e 600 chili di peso, guidato dall’ingegnere aerospaziale Francesco Fullin, il Savage «Aquila Rapace» di Fabio Guerra, il Sukhoi 31 in kevlar, titanio e magnesio made in Unione Sovietica di Guido Racioppoli, che ha sorvolato la Spiaggia d’Oro – l’epicentro della manifestazione – a più di 450 chilometri orari, il Cap 231 di Andrea Pesenato, già campione italiano di acrobazia aerea. Tonneau, gravità zero, virate Schneider che per l’occasione sono diventate «virate Desenzano», in omaggio al record (imbattuto) di velocità su idrovolante del maresciallo Francesco Agello, loop a prova di compasso: queste alcune delle spettacolari manovre che hanno scaldato il pubblico arrivato da tutto il Nord Italia. Poco prima di mezzogiorno il tuono dei motori Tornado, i due aerei da guerra del Sesto Stormo di Ghedi che hanno anticipato l’arrivo dei dieci velivoli Mb339 della Pattuglia acrobatica nazionale, le Frecce Tricolori: rombo e diamante, rombetto e volo al rovescio, tonneau in quattro tempi – la rotazione intorno all’asse longitudinale del velivolo – e ritmo incalzante tra scie bianche e tricolori, fino ai 650 chilometri orari di velocità massima raggiunta e quasi 1.500 metri di altitudine. «Un compito che ci riempie di orgoglio», ha detto al microfono Riccardo Chiapolino, lo speaker ufficiale delle Frecce, «e che mette in mostra a tutto il mondo i nostri valori, la nostra tecnologia, la capacità di fare squadra». Cloche «tutta avanti a spingere» per le manovre che hanno fatto la storia: il calice, il cigno, l’apertura dell’Arizona, il «volo folle», la celebre scintilla – un «incrocio bomba» con nove aerei in tre direzioni diverse, l’uno distante meno di due metri dall’altro – e il gran finale, il tricolore più lungo del mondo, 5 chilometri di fumi colorati nel grande abbraccio di un pubblico da record. Tutto bene anche dal punto di vista della sicurezza: in Spiaggia d’Oro è stata allestita la cabina di regia coordinata dalla Prefettura e con la partecipazione di tutte le forze dell’ordine. Tre i dispositivi messi in campo, in terra, in aria e in acqua, con 330 uomini in servizio tra tecnici, operatori e volontari: l’accesso nelle varie spiagge è stato contingentato, varchi e accessi controllati minuto per minuto. Con il supporto del gruppo di Areu per l’emergenza-urgenza: 4 ambulanze e un’automedica, 4 moto-soccorso, un’idroambulanza, medici a bordo delle vedette della Guardia Costiera, 60 persone in servizio, varie squadre a piedi. Inevitabile qualche intervento per malore (si contano sulle dita di una mano): niente di grave, tutti sani e salvi. •

Alessandro Gatta

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