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CASTELNUOVO

Canneti all’asciutto e melma maleodorante lungo il litorale a causa di un'alga. «Ma la pioggia è stata provvidenziale e la situazione è migliorata»

Fenomeno collegato alla siccità e al livello basso del lago di Garda, nessuna sostanza è stata versata in acqua
Così appare il litorale nel basso lago di Garda
Così appare il litorale nel basso lago di Garda
Melma maleodorante a Castelnuovo del Garda (Joppi)

Chiazze maleodoranti sul litorale di Castelnuovo, tra il Lido Ronchi e la spiaggia davanti al campeggio Gasparina. Un odore acre, prima del temporale di sabato sera, che ha allarmato non pochi bagnanti che oltre a rinunciare al tuffo nello specchio di acqua del Garda hanno chiamato in redazione a L’Arena per avere lumi sulla natura del fenomeno che rappresenta un cartina turistica, usando un eufemismo, di pessima promozione.

 


In effetti la siccità degli ultimi mesi e un Benaco sempre più «ritirato» per il prelievo forzoso d’acqua che esce dal manufatto di Salionze per soccorrere la campagna mantovana, hanno prodotto effetti d’impatto negativo sulle spiagge del più grande lago italiano. Un problema che spicca in particolare nella vicinanza dei canneti del Basso Garda, senza più fondale e all’asciutto. Il gran caldo trasforma le micro alghe in melma verde e puzzolente, creando un substrato simile ad un acquitrino. Impossibile abbattere gli odori. Qualcuno ricorda in passato il tentativo d’utilizzare degli enzimi per «pulire» l’aria circostante ma con scarsi risultati. L’unica soluzione arriva da madre natura e si chiama pioggia in grado d’ossigenare l’acqua del Lago di Garda e creare un ricircolo.

 


Chiaro che le spiagge sempre più allungate non aiutano il sistema faunistico e la situazione di Castelnuovo si può riscontrare in altri luoghi del Basso Garda. Una condizione che non piace a nessuno ma che è figlia del gran caldo e non certo degli sversamenti a lago, come qualcuno potrebbe credere. «Conosco bene la zona e il problema di questi giorni», ammette il sindaco di Castelnuovo, Giovanni Dal Cero, «posso con tutta certezza dire che la situazione non è assolutamente frutto di fuoriuscita di liquami da nessuna attività nelle vicinanze. Si tratta dell’effetto della siccità e arretramento delle spiagge. La pioggia di sabato e domenica mattina sta aiutando a migliorare la situazione».

 


Chi conosce molto bene il luogo è Gianfranco Faccioli, con alle spalle più di una generazione di pescatori. «Dalla mia esperienza, ritengo si tratti semplicemente dell’eutrofizzazione di un’alga che cresce a dismisura per via del troppo fosforo che c’è nel lago. Mancando un metro e mezzo d’acqua viene inoltre in superfici e allo scoperto il limo. L’insieme forma fermentazioni che una volta erano alla base della formazione del metano: producono idrogeno, metano e solforato che odorano di uova marce. Un fenomeno che è iniziato negli anni Settanta, anche se ultimamente non si era più verificato. Con l’acqua bassa, quel muco che si vede, la mucillagine verde ricchissima di proteine e sostanze che poi fermenta, resta impigliata tra i sassi e si appoggia sui fondali bassi creando il mal odore. Quando c’era più acqua, il tutto invece veniva portato via dalla corrente e scivolava verso il Mincio. La pioggia del fine settimana è stata davvero provvidenziale. Diciamo che è stato oro caduto dal cielo», conclude Faccioli che abita in zona praticamente da sempre. È il gestore del porticciolo. «I miei nonni erano pescatori proprio qui. All’epoca non esisteva nemmeno la diga Salionze (costruita nel 1960, ndr) che fermava i flussi del lago di Garda e il pescato era davvero copioso», ricorda con rimpianto Faccioli.

Stefano Joppi

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