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Cade dall’albero e poi prende il coronavirus

Emanuele Pinamonte in ospedale: nonostante tutto quel che gli è accaduto non si è mai abbattuto
Emanuele Pinamonte in ospedale: nonostante tutto quel che gli è accaduto non si è mai abbattuto
Emanuele Pinamonte in ospedale: nonostante tutto quel che gli è accaduto non si è mai abbattuto
Emanuele Pinamonte in ospedale: nonostante tutto quel che gli è accaduto non si è mai abbattuto

Barbara Bertasi La conferma che è uscito dal «tunnel» del Coronavirus è arrivata due giorni fa. Una buona notizia nella catena di sofferenze vissute da Emanuele Pinamonte, di Garda, culminata con il contagio del Covid-19. Un’esperienza drammatica, raccontata, però, dalla sorella Laura perché lui, che ha 52 anni, dal 2016, quando è stato tracheotomizzato, non parla più. Laura racconta che, il 6 aprile, ha realizzato che non vedeva suo fratello da un mese esatto: era il 6 marzo l’ultima volta che ha potuto abbracciarlo. «Nel 2016 gli fu diagnosticato un tumore maligno alla gola», racconta. «Venne subito operato, ma subì una tracheotomia e gli furono asportare le corde vocali. Dopo mesi e mesi di ospedale fu dimesso. E, a parte i controlli continui e il fatto di non poter più lavorare, aveva ripreso una vita, per così, dire normale». Emanuele ha un carattere solare: ama stare con gli amici e in mezzo alla natura. Una passione, quest’ultima, che non gli ha, però, portato molta fortuna. «Purtroppo il 6 febbraio di quest'anno, mentre stava potando degli ulivi, è caduto da un albero», racconta la sorella. «È rimasto immobile, è intervenuta Verona Emergenza ed è stato portato al Polo Confortini». «La diagnosi», prosegue Laura, «fu tragica: si era fratturato la terza e la quarta vertebra e il midollo spinale era leso. Sarebbe rimasto tetraplegico. Muove gli arti, ma non ha forza, tanto che non si regge in piedi», sottolinea rattristata. Emanuele rimase all’ospedale di Verona una quindicina di giorni e poi fu trasferito in un’altra struttura per fare riabilitazione. Laura lo vedeva migliorare di giorno in giorno. «Quando andavo a trovarlo mi sorrideva sempre», sottolinea. «Pur sapendo cosa la vita gli avrebbe riservato in futuro, non si mostrava mai depresso e avvilito». Poi l'ultima nera novità. «Durante il periodo di riabilitazione ha contratto il Covid- 19. Il 6 marzo mi ha informata che era risultato positivo al tampone». Difficile per lei inquadrare bene la situazione. «Quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus, il responsabile del reparto ha sospeso le visite dei familiari per proteggere tutti i pazienti e quindi non ho potuto più andare a trovarlo», racconta Laura. «I medici mi hanno detto che mi avrebbero contattato loro se mio fratello si fosse aggravato. Ma considerata la situazione fisica di partenza di Emanuele, sottolinea, «eravamo tutti molto preoccupati. Pensavamo che non ce l’avrebbe fatta a sopportare anche il coronavirus». E per i suoi familiari sono iniziati i giorni della paura. «Neppure da lui potevamo sapere qualcosa», racconta «visto che Emanuele, non solo non parla, ma non avrebbe potuto mandarci neanche un messaggio, perché non ha nemmeno la forza di tenere in mano un cellulare». E prosegue: «Sono trascorsi tanti giorni, durante i quali noi familiari siamo sempre rimasti col fiato sospeso». Ma invece di peggiorare Pinamonte ha reagito positivamente alle cure ed è riuscito a riprendersi anche da questa terza «ondata». Finalmente lunedì i suoi familiari hanno avuto la bella notizia. «Dopo il primo tampone di controllo risultato positivo, dieci giorni fa gliene hanno fatto un secondo che è risultato negativo», racconta Laura. «Lunedì ne è seguito un terzo: anche questo negativo. Siamo felicissimi», dice commossa la sorella che non vede l’ora di poterlo riabbracciare. «È un miracolo che sia riuscito a guarire, a reagire alle terapie. Ringrazio tanto i dottori che l’hanno curato». «Grazie Emanuele», aggiunge poi Laura senza riuscire a trattenere l’emozione, «perché ci saresti mancato tanto». Ora suo fratello resterà ancora in ospedale. «Fino a quando avrà terminato la riabilitazione», continua la sorella. Che conclude: «Spero solo che questa storia, seppur triste, dia un po' di speranza a chi ha contratto questo subdolo virus. Questo misterioso Covid-19 che sta mettendo in ginocchio il nostro paese, l'Italia e tutto il mondo, stravolgendo le nostre vite. Speriamo che, al più presto, con Emanuele, possiamo riprendere le nostre abitudini». Per lui tornare a casa con Laura e il fratello, con cui è sempre vissuto, sarà il più bel regalo. Il sindaco Davide Bendinelli, che è sempre rimasto in contato con loro, aggiunge: «Ho sempre cercato di stare vicino a Laura in questo periodo, informandomi sulle condizioni del fratello e cercando di farle capire che il mio affetto per lei e per la sua famiglia era quello di tutta la comunità di Garda». •

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