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ULSS 9

Bussolengo, tensione al punto tamponi: 400 persone in coda. E arrivano i carabinieri

I carabinieri al distretto sanitario (Foto Pecora)
I carabinieri al distretto sanitario (Foto Pecora)
I carabinieri al distretto sanitario (Foto Pecora)
I carabinieri al distretto sanitario (Foto Pecora)

Due agenti della polizia municipale di Bussolengo a controllare l’ingresso e tre pattuglie dei carabinieri di Peschiera a presidiare la coda. Tra gli uni e gli altri un «serpentone» inferocito di adulti con ragazzi e bambini in attesa di fare il tampone. La maggior parte dopo aver scoperto che in classe c’era un compagno positivo. Tutti in piedi al distretto sanitario di Bussolengo senza poter mangiare, bere e usufruire dei servizi igienici, pena la perdita del posto. Improponibile dopo aver fatto tre, quattro e alcuni anche cinque ore di fila.

 

Quattrocento le persone, tra adulti e ragazzini, che si sono presentate ieri tra le 11 e le 16 per fare il tampone. A far «saltare il banco» sono stati i non prenotati, ovvero bambini e ragazzi provenienti delle classe con alunni positivi. Studenti del liceo Medi di Villafranca, della scuola elementare di Settimo e di Valeggio convocati dall’Ulss 9 «senza prenotazione perché stati a contatto con un soggetto risultato positivo al Sars-CoV2 in ambito scolastico». Oltre a questi, i normali «clienti» del distretto: genitori con figli con sintomi del Covid, genitori con figli che dovevano tornare a scuola previo tampone e lavoratori bisognosi del test per ottenere il green pass.

 

Una «miscela» divenuta esplosiva poco prima delle 16, quando gli operatori sanitari hanno chiamato tutte le persone che avevano la prenotazione. «Erano una cinquantina, alcune arrivate da poco», racconta una mamma stanchissima e arrabbiatissima, il cui figlio ha appena fatto il tampone. «Ci hanno superato. Hanno superato persone in coda da ore», sottolinea esasperata. «Un’ingiustizia, anche perché alle 16 avrebbero chiuso gli accessi (prolungati poi, data la situazione, di altre due ore, con possibilità di tornare oggi per chi non fosse riuscito a fare il tampone, ndr). Molti si sono arrabbiati e così sono arrivati i carabinieri». I militari sono stati chiamati dagli operatori sanitari, preoccupati per l’atmosfera che si stava surriscaldando, ma anche da alcune persone in coda, stanche di sopportare in silenzio.

 

«Sono in fila da quattro ore», afferma un padre che ha accompagnato il figlio che frequenta il liceo Medi. «C’è un caso positivo nella sua classe. La settimana scorsa abbiamo fatto il primo tampone dopo due ore e mezzo di coda, oggi dobbiamo fare il secondo. Sono le 17, siamo qui dalle 13, ma ci sono persone arrivate alle 11 e stanno ancora aspettando. E non ci sono neppure i servizi igienici». «Come va? Malissimo», si sfoga una mamma. «Io e mia figlia siamo qua in piedi dalle 13.30 senza poter mangiare e senza bere», dice indicando una bimba delle elementari. «Le ho fatto fare la pipì sul prato là dietro, ma piangeva per la fame. Una vergogna».

 

Il mantra è uno solo: gli operatori sanitari vadano in classe a fare i tamponi. «Questa è la soluzione, invece di costringere tutti a passare giornate simili», commenta un’altra mamma a nome degli altri genitori che l’attorniano. «Ci hanno convocato loro oggi in questa fascia oraria, sapevano che saremmo arrivati, perché non hanno chiamato rinforzi? Gli unici rinforzi arrivati sono stati i carabinieri», continua. «Non ho parole e chissà quante altre volte ci ritroveremo in questa identica situazione, visto che siamo solo in novembre».

 

«Io oggi ho perso mezza giornata di lavoro», commenta un’altra mamma che ha portato il bambino di 6 anni a fare il tampone. «Mio marito ha perso un appuntamento di lavoro per tenere gli altri due figli, mentre io ero qui con il terzo», dice un’altra donna in fila. «Per non parlare del distanziamento, poi, che non c’era. Per tentare di abbreviare la coda, ma solo psicologicamente, si sono tutti ammassati. Servirebbero due file diverse: una per le scuole e una per le altre categorie», sottolinea. «Gli operatori sanitari però sono bravi, molto umani, scherzavano con i bambini», ha detto la mamma di un piccolo che si riposava sdraiato sul cemento, incurante di tutto. «Ma questa attesa è stata esasperante. Una giornata da dimenticare».

Chiara Tajoli

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