«Il Comune di Brenzone ha distribuito buoni alimentari riuscendo ad aiutare 157 persone con l’erogazione di buoni spesa per generi di prima necessità». A fare un bilancio dell’attività svolta è l’assessore ai servizi sociali e al bilancio Michela Donatini, assieme al sindaco Davide Benedetti. «Brenzone ha ricevuto 14.500 euro per i buoni spesa, tutti andati già esauriti, purtroppo. In collaborazione con l’assistente sociale e gli uffici siamo stati tra i primi Comuni a riuscire a distribuire i buoni alimentari». Il risultato è piuttosto sbalorditivo visto che, secondo i conteggi dell’assessorato, sono state 77 le domande presentate, di cui 69 accolte e 8 respinte per assenza dei requisiti. Il che significa che almeno una settantina di famiglie è andata in difficoltà a causa del coronavirus. In una cittadina turistica qual è Brenzone il dato è veramente clamoroso, visto che il secondo centro dell’alto lago è considerato pieno di benessere anche economico. «In effetti non ce lo aspettavamo neanche noi», hanno fatto sapere dal municipio dell’alto lago, «e il numero è ancor più impressionante se si pensa che, dietro a queste 69 domande, ci sono quasi 160 persone che, di fatto, sono state messe in condizioni di avere necessità di questo sussidio». «Lo scopo della misura era aiutare i cittadini e le famiglie nella prima fase dell’emergenza: abbiamo fatto tutto il possibile per assegnare i buoni nel più minor tempo. I voucher», ha proseguito la Donatini, «erano nominativi, cioè intestati al richiedente, e non prevedevano l’erogazione di contanti ma la possibilità di ordinare la spesa in uno degli esercizi commerciali. Negozi che hanno accettato di fare la consegna a domicilio per limitare al massimo gli spostamenti sul territorio». Ma chi erano le attività commerciali aderenti a questa iniziativa? «Abbiamo voluto coinvolgere tutti gli operatori locali, ottenendo così il duplice risultato di aiutare sia le famiglie, che le attività commerciali». «Tutti e sei i negozi rimasti aperti a Brenzone hanno aderito e si sono impegnati a offrire uno sconto di almeno il 5 per cento, in aumento del valore del buono», ha aggiunto l’assessore. Gli operatori hanno potuto fornire ai beneficiari solo generi alimentari e di prima necessità. Erano esclusi, ad esempio, alcolici e sigarette. Insomma: chi ha chiesto il buono lo ha utilizzato davvero per mangiare. «Il Comune», ha chiuso la Donatini, «ha programmato i controlli sia sulle dichiarazioni effettuate dai richiedenti tramite l’autocertificazione, che sulle consegne di quanto richiesto. Nella maggior parte dei casi si è trattato di nuclei familiari di 3 o 4 componenti».