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Lazise

Bambino raccoglie una bomba a mano e impaurito la rigetta in acqua. «Poteva esplodere»

La bomba ritrovata sul Lago
La bomba ritrovata sul Lago
La bomba ritrovata sul Lago
La bomba ritrovata sul Lago

Forma e grandezza di quel «sasso» particolare che si confondeva con il fondale del lago devono averlo incuriosito e così l’ha raccolto, ignaro del potenziale distruttivo che teneva tra le mani.
Nel primo pomeriggio di martedì è stato un giovanissimo turista straniero di dieci anni a trovare sulla spiaggia di Lazise un ordigno bellico risalente alla Seconda guerra mondiale.
Per la precisione una bomba a mano di fattura britannica, com’è stata classificata dagli artificieri dell’Esercito italiano dell’8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti «Folgore» di Legnago che ieri intorno alle 11 l’hanno fatta brillare in una cava di località Mondragon, tra le campagne di Lazise. 
Il ragazzino, di nazionalità tedesca, si trovava sulla spiaggia antistante il campeggio Piani di Clodia, in località Fossalta. 
Lo spavento «Mi è stato riferito che un altro bagnante che si trovava lì in quel momento, non so se fosse un familiare, capendo che si trattava di un ordigno bellico abbia messo in allerta il ragazzino che a quel punto, spaventato, l’ha gettato in acqua», racconta il sindaco di Lazise Luca Sebastiano.
Immediata la segnalazione alle forze dell’ordine: i sommozzatori dei vigili del fuoco, arrivati sul posto assieme ai carabinieri della Compagnia di Peschiera del Garda, hanno recuperato la bomba a mano seguendo le indicazioni di localizzazione fornite dai bagnanti. 
L’ordigno è stato poi posato sulla spiaggia e attorno è stata delimitata una vasta area interdetta al passaggio, sorvegliata dai militari per quasi due giorni. Fino a ieri mattina quando sono state completate le operazioni di messa in sicurezza coordinate dalla Prefettura di Verona. 
L’incolumità delle persone è stata garantita dal supporto logistico fornito dalla polizia locale e dai carabinieri di Lazise, oltre che dalla presenza di alcuni volontari della Croce Rossa Italiana. 
Non si sa il motivo per cui, a distanza di quasi ottant’anni dalla fine della guerra, l’ordigno sia stato ritrovato solo ora, vista l’alta frequentazione di quel tratto di spiaggia.
L’abbassamento del lago L’ipotesi è che possano aver contribuito correnti e moti ondosi, ma anche il ritiro della linea di battigia a causa dei bassi livelli del lago registrati quest’estate.
Non sono avvenuti in zona del resto eventi bellici di rilievo, al massimo qualche scaramuccia tra alleati e tedeschi durante la ritirata, quindi è difficile risalire oggi ai motivi della presenza della bomba a mano proprio in quel punto.
Certo è che se la curiosità del ragazzino fosse andata oltre si poteva rischiare la manomissione della linguetta di sicurezza, quindi l’attivazione del congegno di accensione e la conseguente esplosione.
Pur trattandosi di ordigni vecchi e, come in questo caso, incrostati dalla lunga permanenza in acqua, l’esplosivo all’interno conserva infatti intatta la sua proprietà distruttiva. È accaduto soltanto qualche giorno fa a San Stino di Livenza, nel Veneziano, dove un collezionista di cimeli militari è morto forse nel tentativo di disinnescarne uno. 
A distanza di decenni la probabilità di rinvenire ordigni bellici non è remota. Per capirlo bastano i numeri: ogni anno nelle sette province di competenza del Genio Guastatori di Legnago (Vicenza, Padova, Rovigo, Venezia, Verona, Ferrara e Ravenna) si effettuato tra i 300 e i 350 interventi di bonifica, mentre solamente nella provincia di Verona se ne contano 18 da inizio anno. 
L’intervento di ieri a Lazise è stato classificato come semplice in base alla tipologia dell’ordigno e del sito di ritrovamento.
Anche alla luce della dinamica di quest’ultimo rinvenimento vale la pena ricordare che nel caso ci si imbattesse in manufatti bellici o comunque sospetti è opportuno non sottovalutare il rischio, evitare di toccarli e allertare subito le forze dell’ordine.
Il precedente «A me è successo una cinquantina d’anni fa, ero ragazzino anch’io», racconta Sebastiano, «eravamo in barca all’altezza di Villa Bernini, vicino a via Barbieri, quando abbiamo visto una bomba in acqua. Fu portata nel palazzo municipale, che per due giorni rimase chiuso». 
La memoria più recente va alla bonifica dell’isola di Trimelone, di fronte a Brenzone, per decenni sede di stoccaggio di materiale bellico sia della Prima che della Seconda guerra mondiale.
La bonifica è durata circa quindici anni, con oltre 4mila ordigni recuperati fino a una profondità di 50 metri, tra cui bombe a mano, mine, proiettili da mortaio e da cannone, risalenti a entrambe le guerre e ai diversi schieramenti in campo.

Katia Ferraro

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