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«Basta sub morti, istituiamo una patente»

Subacquei impegnati in un’immersione nel lago di Garda
Subacquei impegnati in un’immersione nel lago di Garda
Subacquei impegnati in un’immersione nel lago di Garda
Subacquei impegnati in un’immersione nel lago di Garda

«Basta tragedie subacquee sul lago di Garda. Bisogna trovare un sistema per consentire immersioni più sicure e solo dopo il rilascio di una vera e propria patente, simile a quella per guidare. Altrimenti continueremo ogni anno a fare la conta delle disgrazie e dei decessi». A dirlo è il sindaco di Torri, Stefano Nicotra. A pochi giorni dalla tragica scomparsa del giovane subacqueo veronese di vent’anni, che domenica scorsa ha perso la vita durante un’immersione alla Baia dei Pini, la spiaggia più frequentata a nord del centro storico, il primo cittadino di Torri ha deciso di rompere gli indugi e di assumere «una posizione forte, chiedendo l'aiuto a tutti i colleghi sindaci, ad Ags e alle scuole di Diving che operano sul lago di Garda». «Anzitutto», ha spiegato, «voglio rinnovare le mie più sincere condoglianze alla famiglia di Alessio Confente, che ha perso la vita a Torri. Non oso immaginare come possano sentirsi i familiari e vorrei che non si fosse verificata né mai si possa ripetere una cosa del genere». «Ma», ha proseguito, «io non voglio abituarmi a queste disgrazie né etichettarle come tragiche fatalità. A Torri, negli ultimi dodici mesi, ho contato tre decessi di altrettanti subacquei, e almeno altri due incidenti non fatali, che sarebbero però potuti costare la vita ad altre persone, anche molto esperte». Il riferimento del sindaco, anche se non lo vuole nominare, è in primis ad Alberto Tomei, presidente di Ags, istruttore di sub che, subito dopo un’immersione, si era sentito male ed era deceduto nella notte successiva. Ma fa riferimento anche ad altri incidenti, quello di un padovano nel dicembre 2018 e quello di un altro sportivo deceduto nel 2019, oltre ad altri malesseri, per fortuna rivelatisi non fatali, che sono all'ordine del giorno anche se chi si immerge è esperto. Qual è la proposta del primo cittadino lacustre? «La proposta è semplice a dirsi ma non facile da realizzare», premette Nicotra. «Coinvolgerò subito il presidente di Azienda gardesana servizi, Angelo Cresco, e gli chiederò di convocare un tavolo con tutti i sindaci rivieraschi per concordare una linea unica che, partendo dalla riviera veneta, coinvolga poi la Regione Veneto e anche la Regione Lombardia e il Trentino». Per fare cosa? Presto detto. «Chi gestisce il demanio idrico lacuale», ha detto il sindaco, «si può accordare per fare in modo che le immersioni sul Garda siano riservate solo a chi abbia preventivamente ottenuto una vera e propria "patente di immersione", simile cioè alla patente di guida o alla patente nautica, i cui contenuti dovranno essere definiti con la Regione e i medici. Il concetto», ha aggiunto, «è che bisogna superare i semplici brevetti di sub che, spesso, vengono rilasciati da associazioni di diving lontane da questo territorio, magari con un weekend o poche ore di corso, e anche le immersioni dei principianti. Chi si immerge deve avere una solida preparazione alle spalle e deve, a mio parere, essere obbligato annualmente, o magari un anno si e uno no a seconda dell’età, a fare tutti i controlli cardio-respiratori approfonditi che la moderna medicina subacquea e iperbarica definirà tramite un protocollo». «Le tragedie come quella che è accaduta a Torri devono costringere a una riflessione», ha sottolineato il sindaco. «Non è pensabile considerare le immersioni subacquee come uno sport semplice: anche se non è una disciplina estrema come il volo con la tuta alare, è uno sport in condizioni e ambiente ostile», ha chiuso. Che il Garda sono sia affatto un ambiente da prendere sotto gamba lo conferma l’elenco del numero di decessi che, alla fine di ogni anno, viene stilato da chi ha ruoli di soccorso. •

Gerardo Musuraca

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