Miracolati. La famiglia di turisti austriaci e il loro amico naufragati nel lago di Garda nel primo pomeriggio di mercoledì sono già stati dimessi dagli ospedali di Negrar e Peschiera. La madre e il figlio, di quattro anni, sono stati dimessi nella stessa sera dell’incidente avvenuto tra Sirmione e Lazise a circa quattro chilometri dalla sponda veronese.
Per tutti e tre, di età compresa tra i 39 e i 41 anni, e il bimbo (l’unico che indossava il giubbotto salvagente) rimarrà il ricordo di una brutta avventura per fortuna a lieto fine dove il confine tra vita e morte è quasi impalpabile. Senza il pronto intervento dei mezzi di soccorso che operano sul più grande lago d’Italia e senza l’utilizzo del cellulare che era stato risposto in una busta di plastica perché non si bagnasse e da cui è partito l’allarme lanciato dai naufraghi, sarebbe stata una tragedia.
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Le ipotesi sulle cause del naufragio sono molte ma nessuno al momento rilascia dichiarazioni ufficiali. Per capire l’esatta dinamica è fondamentale il recupero dell’imbarcazione, una «Ferrari» del lago, che avverrà nei prossimi giorni. Già nel pomeriggio di ieri nel luogo dell’inabissamento si è portato il «Gruppo volontari del Garda» di Salò per individuare tramite il Rov, un sottomarino a comando remoto, il motoscafo, valutarne le condizioni e studiare il piano di recupero del Frauscher.
Una volta riportato in superficie sarà trasportato al cantiere nautico Feltrinelli dove la polizia nautica di Peschiera effettuerà tutti i rilievi del caso.
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